Pagina:Le opere di Galileo Galilei II.djvu/322

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in perpuosito de la stella nuova. 319

[Loren cap. 4.]selo)1 quel Cielo de sora xelo da manco de gi altri? que el vegnirac a esser da manco, sipiando scorrotibile, e nassondoghe de le stelle nuove, e nò in gi altri, ch’è pì bassi.

Ma. Cancabaro, da quello a gi altri, el gh’e defenientia, per conto de maore, pì, che n’è dal monte de Rua a on gran de megio; e perzontena ello sipianto sì grande, el pò haere de le altre stelle da nuovo; mo nò sti altri, que gi ha asse de una per uno, e pò se ’l ghe nascisse anche in iggi qualche stelletta, s’intaglimelo, que tutti la verae defatto? ò l’è cottura.

Na. El dise, que per fare el mondo sprefetto, bogna, che ghe suppi qualconsa incender abete, e incorrottibele, e si la no pò essere altro, che’l Cielo2.

Ma. El Cielo? per que mò così el Cielo? E mi à dirè, que el Paraiso, che xè desora dal Cielo, xè ello così puro, co ’l dise sto dottore.

Na. La ghe par na consa impossibole, que na stella così grandetissema possa defatto borir fuora in t’una prevista3.

Ma. E a mi nò. Quando na Vacca fa on Vcello, all’hora, che l’è lomè nassà, l’è maore d’un Agnello que sea cressù inchinda in cao. per que mo? per que la mare del Veello, d’on bel pezzato, l’è maore, que nè na Piegora. Fà mo tò conto, che sta Stella despetto à tutto el Cielo, no veri a essere gnente pì, con sarae on Lion, ò un Lefante

gione (dice lui) quel Cielo di sopra gli è da meno degli altri? chè e’ verrebbe a esser da meno, essendo corruttibile e nascendovi delle stelle nuove, e non negli altri che sono più bassi.

Ma. Canchero Betta! Da quello agli altri e’ c’è differenza, quanto a più grande, più che non è dal monte Rua a un grano di miglio; e per giunta, essendo esso così grande, e’ può avere dell’altre stelle di nuovo; ma non questi altri, ch’e’ n’hanno assai d’una per uno: e poi se ci nascesse anche in quelli ‘qualche stelletta, s’immagina egli che tutti la vedrebbero di botto? Oh l’è cottoia!

Na. E’ dice che, per fare il mondo perfetto, bisogna che ci sia qualche cosa ingenerabile e incorruttibile; e questa la non può essere altro che il Cielo.

Ma. Il Cielo? o perchè proprio il Cielo? E io dirò che il Paradiso, che è sopra il Cielo, è desso, così puro come dice questo dottore.

Na. La gli pare una cosa impossibile che una stella così stragrandissima possa a un tratto sbucar fuori, così in un battibaleno.

Ma. Ed a me no. Quando una vacca fa un vitello, nel momento che gli è appena nato, gli è più grande di un agnello che sia cresciuto fino in cima. E perchè mai? Perchè la madre del vitello è di un bel pezzo più grande che non è una pecora. Fa’pure il tuo conto che questa stella rispetto a tutto il Cielo non viene a esser niente più di quello che
8, 29, 32, 36. un — 17. besogna
  1. «queste openioni repugnano alla perfezione de Cieli poi ch’essi sono stati creati perfetti.» (Discorso, ecc., car. 9a r.)
  2. «et acciò che niente si taccia, si manifesta, che ’l medesimo Cielo sarebbe contrario a se stesso, però che dentro al suo Diaphano si genera, e si corrompe alcuna Stella, e tanto basti a provare, i Cieli incorrottibili, et ingenerabili sieno; come che si potesse addurre più alta ragione, per la quale si conchiude, che si debba dare un corpo ingeuerabile et incorrottibile, come causa della conservatione, e scambievolezza de gli altri.» (Discorso, ecc., car. 8a v. e 9a r.)
  3. «apporta stupore, in che modo si presto si sia potuta generare.» (Discorso, ecc., car. 7a v.)