Pagina:Le opere di Galileo Galilei V.djvu/226

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226 istoria e dimostrazioni

d’inclinazione a dubitar ch’egli, traportato dal desiderio di mantenere il suo primo detto, nè potendo puntualmente accomodar le macchie a gli accidenti per l’addietro creduti convenirsi all’altre stelle, accomodi le stelle a gli accidenti che veggiamo convenirsi alle macchie: il che assai manifesto par che si scorga in due altri gran particolari ch’egli introduce. L’uno de’ quali è, che probabilmente [Stelle d’Apelle di figure diverse.] si possa dire, anco le altre stelle esser di varie figure, ed apparir [fac. 26, ver. 10; fac. 34, ver. 34. [pag. 53, lin. 20]] rotonde mediante il lume e la distanza, come accade nella fiamma della candela (e ci si potria aggiugnere, in Venere cornicolata): e in

vero tale asserzione non si potrebbe convincer di manifesta falsità, se il telescopio, col mostrarci la figura di tutte le stelle, così fisse come erranti, di assoluta rotondità, non decidesse tal dubbio. L’altro particolare è, che non si potendo negare che le macchie si produchino e si dissolvine, per non le sequestrar per tale accidente dall’altre stelle, non dubita d’affermare che anco le altre stelle si vadino disfacendo e redintegrando; ed in particolare reputa per tali quelle ch’io ho osservato muoversi intorno a Giove, delle quali torna a replicare il medesimo che scrisse nelle prime lettere, raffermandolo come fondatamente detto, cioè che, al modo stesso dell’ombre solari, [fac. 31, ver. 8; fac. 38, ver. 23. [pag. 56, lin. 21]] altre repentinamente appariscono ed altre svaniscono, sì che, pur come quelle, altre sempre ad altre succedono, senza mai ritornar le medesime: nè picciolo argomento cava in confirmazion di ciò dalla difficoltà e forse impossibilità, come egli stima, del cavare i loro periodi ordinati dalle osservazioni delle quali egli afferma averne molte ed esatte, e sue proprie e di altri. Or qui desidererei bene che Apelle non continuasse di reputarmi per uomo così vano e leggiero, che non solo i’ avessi palesate ed offerte al mondo macchie ed ombre per istelle, ma, quello che più importa, avessi dedicato alla gloria di sì gran Principe qual è il Serenissimo Gran Duca mio Signore, ed all’eternità di casa tanto regia, cose momentanee instabili e transitorie. [Medicee stelle vere e perpetue.] Replicogli per tanto, che i quattro pianeti Medicei sono stelle vere e reali, permanenti e perpetue come l’altre, nè si perdono o ascondono se non quanto si congiungono tra loro con Giove, o si

12. assolutissima rotondità, A; e così pare che dicesse anche in B, nel qual codice fu corretto conforme alla lezione della stampa. — 17. moversi, s — 19. fundatamente, s — 25-26. Or qui non vorrei che Apelle continuasse, A; e così pare che dicesse anche in B, nel qual codice Galileo corresse, di suo pugno, conforme alla lezione della stampa. — 27. avesse, s — 29. Prencipe, s —