Pagina:Le opere di Galileo Galilei V.djvu/86

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86 istoria e dimostrazioni

Medicee e dell’altre nuove osservazioni, come potrann’eglino non confessare che, per quanto dipende dalla possibilità loro, le medesime cose sariano perpetuamente rimaste occulte? Non devono dunque chiamarsi accidenti fortuiti o casuali, le grazie particolari che vengono di sopra, se già non volessimo riputar tali anco l’eccellenza d’ingegno, la saldezza di giudizio, la perspicacità del discorso, l’integrità di mente, la nobiltà dell’animo ed in somma tutte l’altre doti che per natura o per grazia divina ci vengono concedute. Ora se il Sig. Galilei per la strana novità de’ suoi trovati è stato per non breve tempo soggetto del morso di molti, come per tante scritture oppostegli1, ripiene la maggior parte più di affetto alterato che di fondata dottrina e salde ragioni, si scorge, non devono, mentre di giorno in giorno si va maggiormente scoprendo non averci egli proposta cosa che vera, non sia, contendersegli quelle lodi che giusto ed onorato prezzo sogliono e devono essere di sì utili ed oneste fatiche.

E tu, discreto lettore, so ben che godendoti (sua mercè) il discoperto cielo, di nuovi giri e splendori arricchito, e contemplandoci a tua voglia l’istesso Sole non





possono acquistare o ricevere, e vederli far quei frutti ch’essi non sono atti a produrre. A questi, assieme con gli altri, poi che facilmente simili affetti s’accompagnano, non manca nel principio modo2 d’interpetrar le cose, accrescerle e minuirle; onde3 sogliono attribuire a fortuna ben spesso le cose4 per defraudar gli autori delle proprie fatiche, non s’accorgendo che il cercare, l’osservare, il palesarne il moto, gli accidenti, il filosofarci sopra, ne rende a quelli il proprio onore, ed a loro apporta biasmo di poca giudiziosa malignità. Seguono poi, mancandole le ragioni, armati di belle ma finte distinzioni, di pure e ben spesso stiracchiate e mal intese auttorità, ad aiutarsi nel contrariare, usandole con bellissimi colori gravità ed5 efficacia di dire. Appresso, crescendo l’affetto e mancando l’effetto, si sfogano con gli ultimi sforzi, col mordere, col motteggiare e proverbiare6. Mancate finalmente le forze, mal reggendosi in gambe, accecati dall’7affetto, a strani refugii sogliono gettarsi, e lasciarsi trasportare a pronunciare esorbitanze, pergiudicando a loro stessi ed a cose che carissime le dovrebbono essere8. Voglio però credere, lettore, ch’in te di simili affetti niuno possa 9aver luogo, anzi essi in molti pochi possino ritrovarsi; direi pochissimi e quasi niuno, tanto

  1. La stampa ha: «oppostogli».
  2. «A questi... modo» è corretto in «Questi insieme con gli altri... s’accompagnano, usano nel principio certi modi».
  3. «onde» è cancellato, e sopra è scritto mirabilmente, e».
  4. Sopra «le cose», che non è cancellato, si legge «i fatti».
  5. Dopo «ed» è aggiunto, tra le linee, «autorevole».
  6. Dopo «proverbiare» è aggiunto, tra le linee, - con simulato e non spontaneo riso».
  7. Il ms. ha: «dal».
  8. Dopo «essere» è aggiunto, tra le linee, «e di sommo pregio».
  9. Sopra «possa», che non è cancellato, si legge «debba».