Pagina:Le opere di Galileo Galilei VI.djvu/372

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doverci ascondere le stelle; il che vedendo noi ch’ella non faceva, ci parve avere argomento assai concludente per provar ch’ella non fusse uno incendio. Ora il Sarsi, curando poco o niente la principal sustanza di tutto questo ragionevolissimo discorso, appiccandosi a quel sol detto del signor Mario, che la fiammella d’una candela non è trasparente, si persuade e promette la vittoria, tuttavolta ch’ei possa mostrare, la detta fiammella aver pur qualche trasparenza; e dice che chi avvicinerà a quella un foglio scritto, sì che quasi la tocchi, e porrà diligente cura, potrà vedere i caratteri: al che io aggiungo "tuttavolta ch’ei sia di vista perfettissima", perché io, che però non son losco, stento a poterli vedere, servendomi anco degli occhiali, quanto più posso da vicino.

È ben vero che oltre alla detta, molt’altre esperienze adduce il Sarsi: tra le quali, e per riverenza e per religiosa pietà e per esser ella di suprema autorità, debbo primieramente far considerazione sopra quella che il medesimo Sarsi ripone nel primo luogo, pigliandola dalle Sacre Lettere. Dove, insieme co ’l signor Mario, noto le parole della Scrittura precedenti alle citate dal Sarsi, le quali mi par che dicano che avanti che il re vedesse l’angelo e i tre fanciulli camminar per la fornace, le fiamme fussero state rimosse; ché tanto mi par che importino le parole del Sacro Testo, che son queste: "Angelus autem Domini descendit cum Azaria et sociis eius, et excussit flammam ignis de fornace, et fecit medium fornacis quasi ventum roris flantem." È noto, che dicendo la Scrittura "flammam ignis", par che voglia far distinzione tra la fiamma e ’l fuoco; e quando poi più a basso si legge che il re vede caminar le quattro persone, si fa menzione del fuoco, e non della fiamma: "Ecce ego video quatuor viros solutos et ambulantes in medio ignis." Ma perché io potrei grandemente ingannarmi nel penetrare il vero sentimento di materie che di troppo grand’intervallo trapassano la debolezza del mio ingegno, lasciando cotali determinazioni alla prudenza de’ maestri in divinità, anderò semplicemente discorrendo tra queste inferiori dottrine, con protesto d’esser sempre apparecchiato ad ogni decreto de’ superiori, non ostante qualsivoglia dimostrazione ed esperimento che paresse essere in contrario.

E ritornando all’esperienze del Sarsi, per le quali ei ci fa vedere trasparir per varie fiamme diversi oggetti, dico che posso liberamente concedergli, tutto questo esser vero, ma di nessuno sollevamento alla