Pagina:Le opere di Galileo Galilei VII.djvu/674

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666 esercitazioni filosofiche


11. «Oltre a ciò, se mentre corriamo a cavallo sentiamo assai gagliardamente ferirci il volto dall’aria, qual vento dovressimo perpetuamente sentire noi dall’ oriente, portati conisi rapido corso incontro all’aria? pur nulla di tale effetto si sente.»

12. Finalmente, «il moto circolare ha virtù e forza di distruggere e dissipare e scacciar del suo centro le parti del corpo che si move, qualunque volta o il moto non sia assai tardo o esse parti non siano saldamente attaccate insieme; che per ciò, quando noi facessimo girare una di quello gran ruote velocissimamente dentro le quali caminando uno o due uomini movono grandissimi pesi, come la massa delle gran pietre del mangano, quando le parti di essa ruota rapidamente girata non fossero più che saldamente conteste, si dissiperebbero tutte, nè, per molto che tenacemente fossero sopra la sua esterior superficie attaccati sassi o altre materie gravi, potrebbono resistere all’impeto, che con gran violenza lo scagliarebbe in diverse parti lontane dalla ruota, ed in conseguenza dal suo centro. Quando adunque la Terra si movesse con tanto e tanto maggior velocità, qual gravità, qual tenacità di calcina o di smalti, riterrebbe i sassi, le fabriche, le città intere, che da sì precipitosa vertigine non fossero lanciate verso il cielo? e gli uomini e le fiere, che niente sono attaccati alla Terra, come resisterebbono a un tanto impeto? dove che, all’opposito, e queste ed assai minori resistenze, di sassetti, di rena, di foglie, vediamo quietissimamente riposarsi in Terra, e sopra quella ridursi cadendo, ancorchè con lentissimo moto.»

Ecco (soggiungete) le ragioni potissime prese (per così dire) dalle cose terrestri: restano quelle dell’altro genere, cioè quelle che hanno relazione all’apparenze celesti, delle quali ragionerete (dite) poi che avrete esaminata la forza di queste. Or venite all’esamine delle predette; le cui posizioni acciò più chiaramente siano intese, deve osservarsi che il vostro fine (come espressamente dite) è di provare che la Terra si mova circolarmente e che il Soie e la sfera stelata siano del tutto immobili, di modo che essa Terra con il suo moto ha da supplire a tutte l’apparenze e moti che a questi due orbi si attribuiscono: il moto de gli altri pianeti non è da voi negato. Or sentiamo le vostre soluzioni, se con le confutazioni che io apporterò immediate ad una per una, conforme al fine propostomi nell’assunto di questa opera, che fu mera esercitazion filosofica.

1. Rispondete per tanto così al primo. Quando Aristotile disse che il moto circolare alla Terra sarebbe violento e perciò non perpetuo, e che anco le parti dovrebbero moversi di questo moto circolare, questo moversi circolarmente si può intendere in due modi: uno, che ogni particella separata dal suo tutto si movesse circolarmente intorno al suo proprio centro, descrivendo i suoi piccoli cerchiettini; l’altro è, che movendosi tutto il globo intorno al suo centro1 in ven-

  1. L’edizione originale delle Esercitazioni legge intorno al suo cerchio. Galileo, in margine dell’esemplare da lui postillato, corresse cerchio in centro: cfr. pag. 160 di questo volume, lin. 4.