E in qual amor cacciommi, allor che pari
Alla trinacria rupe e a la bollente 65Fra le gole oetée màlia fontana,
Misero, ardeva, ed in assiduo pianto
Gli afflitti occhi struggendo, umide ognora
Della triste rugiada avea le gote.
Come ruscel che nitido dal masso 70Spiccia, d’un monte su l’aerea cima,
Precipitoso ne la fonda valle
Volvendosi da prima, alla frequente
Strada se n’esce, e cheto l’attraversa:
N’ha gran ristoro il passeggier, che tutto 75Di sudor molle anela, allor che grave
L’estiva arsura i campi aridi fende;
O qual dolce alitar d’aura seconda
A nocchier che da un turbo atro ravvolto
A Castore e Polluce alzi le palme, 80E lungamente il lor favore aspetti,
Tal fu di Manlio a me l’ajuto: il breve
Limite del mio campo egli dischiuse,
Donna e casa ei mi diede ov’io potessi
Esercitare i corrisposti amori. 85E quivi entrò col morbidetto piede
La mia candida diva, e la frequente
Soglia sfiorando con la sòla arguta
Del fulgido calzar, stette alla guisa
Che d’amor tutta ardente alla mal presta 90Reggia protesilèa Laodamia venne,