Pagina:Le poesie di Catullo.djvu/128

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128 Le poesie di Catullo


Quante, o Catullo, quante mai per questi
     Danni ch’or soffri da un ingrato affetto,
     9Gioie sarà che l’avvenir ti appresti!

Poichè quanto di ben fu oprato e detto,
     Tanto, o povero cor, fatto hai per lei,
     12Che di perfido oblio cinge il suo petto.

Or chè più t’assaetti? Ai tetri e rei
     Pensier t’invola; esser d’acciar conviene:
     15Il tuo dolor non è caro agli Dei.

Ahi, ma un antico amor mai non avviene
     Sveller dal seno in un istante: è cosa
     18Difficil troppo e molte al cor dà pene.

Ma qual che sia, tu non avrai mai posa,
     Se non lotti e non vinci: a te quest’una
     21Salute avanza; e tu ti adopra ed osa.

Numi del ciel, s’è in voi pietade alcuna,
     Se alcun soccorso il poter vostro invia
     24A cui la morte il giorno ultimo imbruna,

Or contemplate le miseria mia;
     E se mai puri i dì condussi, or questa
     27Dilungate da me tabe sì ria,