Pagina:Le poesie di Catullo.djvu/129

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Trad. da Mario Rapisardi 129


Che tutte le mie fibre intime infesta,
     E il petto invade di sì vil torpore,
     30Che gioja alcuna al viver mio non resta.

Non chiedo io già, che al suo deserto amore
     Suo malgrado ella torni, o che pudico,
     33Ciò che avvenir non può, torni il suo core:

Io chiedo sol, che questo aspro nemico,
     Che in cor mi siede, ed ha sì fier costume,
     36Fugga da me; questo chied’io, se amico

Alla pietade mia gurda alcun nume.

88

Che fa colui che ruzza a notte, in pelle,
     Con la sua mamma e con le sue sorelle?

Qual delitto sai tu, Gellio, ha compito
     Chi tolse ad uno zio far da marito?

5Colpe son queste, cui non può lavare
     Padre dell’acque immensurate il mare;

Cose non fa più scellerata e sozza
     Chi piega il capo, e il proprio arnese ingozza.