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Pagina:Le poesie di Catullo.djvu/74

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74 Le poesie di Catullo


“Su, di Cibele agli alti boschi, o Galle,
     Gregge di Dindimena, insiem correte;
     Voi ch’esuli il natio suolo a le spalle
     20Lasciaste, e dietro a me corse qui siete,
     E varcato del mar l’orrido calle,
     Smaschiato il corpo, a Cipri in odio, avete,
     Su, col fragor della furente giostra
     Lenite il cor della signora nostra.

25Bando al torpore; tra le frigie piante,
     Di Cibele alle case ecco io vi guido,
     Ove il timballo e il cembalo sonante
     E il torto flauto frigio alzano il grido;
     Ove il crin cinta d’edra ogni baccante
     30Celebra l’orgie con acuto strido,
     Ove a vol della Dea la schiera viene,
     Là tra rapidi balli andar conviene.”

Alle compagne sue così cantò
     Ati femmina incerta; e tosto il coro
     35Con le trepide lingue alto ululò;
     Il timpano muggì, rombò il sonoro
     Cembalo; e il tiaso al verde Ida affrettò.
     Fiera, ansante, pe’ boschi, innanzi a loro,
     Qual vitella che indoma il giogo evita,
     40Ati il timpano squassa, e il core incita.