Pagina:Le poesie di Catullo.djvu/76

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76 Le poesie di Catullo


65“O patria, o creatrice e madre mia,
     Dunque, o misera, ah dunque io t’ho lasciata,
     Qual fuggitivo servo, e per gran via
     Ho l’orma a quest’idei boschi portata,
     Perchè sepolta fra le nevi io stia
     70In gelide spelonche abbandonata?
     Perchè, vagando in queste orride selve,
     Io contenda il geloso antro alle belve?

Dove posta sei tu? Dove degg’io
     Drizzar l’occhio che in te volger si piace,
     75Or che per breve istante entro il cor mio
     La torva smania, come fa, si tace?
     Lungi dunque dal mio tetto natio
     Trascinar qui torrò la vita in pace?
     E patria e beni e amici e genitori
     80E convegni e palestre e giochi e amori?...

O misero mio core, ognora, ognora,
     O misero cor mio, pianger tu dèi.
     Qual mai delizia la mia vita ignora?
     Qual mancò gioja ed agiatezza a lei?
     85Fanciul, garzone, giovinetto, un’ora
     Mai non ebber d’affanno i giorni miei:
     Io che femmina or son, misero, il fiore
     Fui dei ginnasj e delle giostre onore.