Pagina:Le poesie di Catullo.djvu/86

Da Wikisource.
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
86 Le poesie di Catullo


23Ma le promesse e i giuramenti in preda,
     Ahi, dell’aria e del vento, ecco, sen vanno.
     Ad uom che giuri or più donna non creda
     Nè speri un detto sol senza un inganno.
     Finchè di noi fatto non hanno preda,
     Di pregar, di giurar, tema non hanno;
     Ma sazio appena il cupido desio,
     Giuri e promesse pongono in oblio.

24Del turbibe di morte, in cui travolto
     Ti travagliavi, io sola, io ti strappai;
     E più tosto il fratel mi fosse tolto,
     Che all’uopo a te mancar, perfido, amai.
     Oh dolce guiderdon che n’ho raccolto!
     Oh premio degno che donato m’hai!
     Sarò sbranata dalle belve, e l’ossa
     Mie nessun comporrà dentro alla fossa!

25Qual lionessa, in che burroni orrendi
     Ti partorì? Qual mai Sirti abborrita,
     O Scilla irta, o Cariddi atra, se rendi
     Tale a me premio della dolce vita?
     Se dell’antico genitor tremendi
     Eranti i patti, se al tuo cor gradita
     Cosa non era a te consorte farmi,
     Potevi pure alla tua reggia trarmi.