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96 EMILIO SALGARI

lare trattative, ma i volontari, eccitati dal colonnello, si scagliano sull’accampamento e trucidano tutti, senza risparmiare le donne ed i fanciulli, ai quali anzi fanno subire orribili strazî, sventrando e mutilando le prime, schiacciando la testa ai secondi a colpi di pietra.

Appena una cinquantina di guerrieri, guidati dal vecchio Nube Rossa, il capo dei Corvi, riuscirono a fuggire aprendosi, a colpi di scure, il passo fra gl’inferociti volontari.

Tutti gli altri capi erano rimasti sul terreno, dopo una disperata difesa, compresa la grande Yalla, moglie del sakem fuggiasco, la quale aveva lasciata la sua magnifica capigliatura corvina fra le mani di John il famoso indian-agent.

Questi aveva giurato di vendicare la scotennatura subita dal colonnello Devandel, suo amico più che superiore, ed aveva applicato alla terribile sakem ed inesorabilmente la legge del taglione in uso fra gli scorridori della prateria.

Ma la perdita di tanti capi valorosi non fece cessare la guerra, poichè altre tribù indiane, i Kayoways ed i Comanches, si erano alleati ai combattenti rossi, e le stragi continuarono fino al 1867.

La pace fu firmata a Kansas il 22 ottobre, con poca soddisfazione bensì d’ambe le parti.

Non poteva essere che una sosta, poichè quella lunga guerra aveva lasciato dietro di sè troppi odî, troppi rancori.

I bianchi piangevano le loro donne torturate e poi scotennate e i loro figli uccisi a colpi di scure; gl’indiani piangevano la strage di Sand-Creek. La destituzione del colonnello Chivington, il quale si era vantato d’aver distrutti cinquecento guerrieri, mentre non aveva trucidato che trecento donne coi loro figli, non li aveva soddisfatti.

D’altronde gli agenti americani delle riserve, veri pezzi di galera che il Governo dell’Unione reclutava fra i più abietti e più egoisti avventurieri, non avevano cambiato sistema, quantunque gl’indiani ne avessero scotennati a centinaia e lasciati poi i loro cadaveri a pasto delle coyotes.

La guerra continuava a rumoreggiare. La grande nazione dei Sioux, che poteva gettare sulla prateria ventimila cavalli ed altrettanti fucili a ripetizione, non aspettava che un’occasione per riprendersi un’altra sanguinosa rivincita.

Fu Sitting Bull (Toro Seduto) che gliela offrì.

Nato nel 1837, quel famoso guerriero a soli dieci anni si era già acquistata la fama d’un gran cacciatore di bisonti.

A quattordici anni quel piccolo demonio aveva già ucciso e scotennato il primo uomo bianco, che aveva cercato di misurarsi con lui.