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LE SELVE ARDENTI 143

Un’indiana ancora giovine, poichè non poteva avere più di trent’anni dai lineamenti un po’ duri quantunque abbastanza piacevoli, appena leggermente abbronzata, con due lunghissime trecce che le giungevano fino alla cintura, stava seduta dinanzi al fuoco, sul cranio d’un bisonte, sulle cui corna appoggiava le braccia.

Come sua madre, la grande e terribile Yalla, era tutta coperta da uno di quei magnifici mantelloni bianchi, filati con lana di montoni selvaggi di montagna, e che richiedono non meno di due anni di lavoro.

Appena scòrse John, il suo implacabile nemico, che da molti anni non rivedeva più, i suoi occhi foschi si dilatarono, sprigionando un lampo sinistro.

Chi invece non si mosse affatto e rimase perfettamente impassibile, fu il vecchio Nube Rossa, il quale stava sdraiato in mezzo ad un cumulo di pelli, fumando l’eterno calumet.

— Buon giorno a mio fratello bianco, — disse Minehaha, serrandosi indosso, con una mossa nervosa, il mantellone. — Non sei andato ancora a cacciare i bisonti nelle praterie dei visi pallidi? Per dire il vero non credevo di vederti più, e mi ero rassegnata a rinunciare alla riconquista della capigliatura di mia madre, di Yalla, sai, quella che scotennasti sulle rive del torrente delle Sabbie. —

La sua voce, dapprima leggermente ironica, a poco a poco era divenuta stridente, selvaggia, feroce.

Nube Rossa continuava tranquillamente a fumare come se la cosa non lo riguardasse affatto.

— Continua — disse John alla sakem.

Minehaha si alzò di colpo, lasciando cadere il mantello e mostrandosi nel suo costume indiano, più maschile che femminile eppur sempre pittoresco; colla sua giubba ricamata di pelle di daino appena conciato; l’alta cintura alla messicana con lunghe frange, entro le cui pieghe stava infisso il terribile coltello da scotennare, quello che tante capigliature d’uomini bianchi aveva strappate in dodici anni; i suoi calzoneros di velluto azzurro aperti in fondo e adorni di bottoni d’oro e di lunghi fiocchi di capelli bianchi e neri.

Incrociò le braccia con un gesto tragico; poi, fissandolo intensamente co’ suoi occhi brucianti, gli disse:

— Mio fratello bianco, il famoso indian-agent, credeva di non rivedermi più, è vero?

— Ti sei ingannata, perchè io correvo dietro alla mia capigliatura; e sono molti anni che la cerco, perchè so che tu la porti appesa al tuo scudo di guerra.