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LE SELVE ARDENTI 189

Non si occupavano più del feretro, che d’altronde non erano stati capaci di aprire, quantunque posseggano mascelle e denti d’una robustezza eccezionale.

I sei avventurieri avevano prontamente ricaricate le carabine e si ritiravano lentamente verso il loro accampamento, ben risoluti a difendere i loro mustani, senza dei quali non avrebbero potuto continuare l’inseguimento delle ultime Selve Ardenti.

Ma i maledetti animali, quantunque non potessero essere affamati dopo la grande scorpacciata della notte precedente, tuttavia pareva non intendessero affatto di lasciare la nuova preda.

I loro occhi splendevano come carboni accesi, e dalle loro gole puzzolenti uscivano sempre più acuti gli ululati.

Il feretro era rimasto solo sulla neve col suo morto già certamente gelato.

— Corpo d’un cane sventrato! — gridò Sandy-Hook, dopo d’avere sparata una fucilata. — Chi ci libererà ora da questa peste? Ecco che cosa vuol dire compiere delle buone azioni! Che l’inferno inghiotta quel furfante!

— Non ve la prendete tanto calda — disse John. — Non sarà la prima volta, almeno per noi, che avremo fatto fronte ad un attacco di lupi.

— Ne ho ammazzati anch’io parecchi nella bassa prateria.

— E allora ammazzatene altri nell’alta.

— Queste cartucce si potevano risparmiare.

— Gli americani ci hanno largamente provvisti. Orsù, non lasciamoli avvicinare troppo. Sarà meglio sparare due per volta; poi metteremo mano alle rivoltelle.

Sono sempre molti, ciò nonostante noi siamo stati uomini da dare delle seccature anche ai giganteschi orsi grigi. —

Due spari si confusero cogli ululati dei lupi. Harry e Giorgio avevano fatto fuoco, e, non importerebbe dirlo, due bestiacce erano andate a gambe all’aria.

Fortunatamente la macchia era vicina. I sei uomini, dopo d’avere sparato ancora, vi si slanciarono, balzarono sui loro mustani dietro le cui selle l’inglese aveva già legate le pelli di bisonte, e partirono a corsa sfrenata verso il nord.

― Facciamoli correre — aveva detto l’indian-agent. — Le loro gambe sono più corte di quelle dei nostri cavalli. —

Attraversarono al gran galoppo la macchia e si spinsero innanzi, sparando di quando in quando qualche colpo di rivoltella.

Era l’inglese che faceva i migliori colpi con quelle armi. Anche a