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LE SELVE ARDENTI 27

cariche di neve, le quali avevano fortunatamente impedito a questa di cadere e di inumidire quei vecchi pezzi di legna che vi erano qua e là.

Dei punti luminosi, fosforescenti, brillavano dinanzi a loro, occhi di felini certamente; tuttavia i due scorridori, abituati a tutti i pericoli e rotti a tutte le imprese, riuscirono a fare la loro raccolta di legna senza subire alcun attacco.

Eppure delle belve ce ne dovevano essere moltissime su quell’isolotto a giudicarne dai ruggiti e dai fremiti degli orsi, forse neri e forse grigi, come vi si doveva trovare molta selvaggina piccola e grossa.

I due scorridori tornarono lestamente verso la riva, e gettarono i loro fasci a piè d’una grossa betulla, le cui foglie sussurravano stranamente ai soffi del vento notturno.

— Secca? — chiese brevemente l’indian-agent, accendendo prima uno zolfanello e poi un pezzo di giornale, che conservava nelle sue tasche chi sa da quanti anni.

— Speriamolo — rispose Harry. — Ti avverto peraltro che io non tornerò più sotto quelle piante. Vi sono troppe bestie e non vorrei lasciare un braccio o una gamba in bocca ad un giaguaro o ad un orso.

— Infatti quest’isolotto sembra un vero serraglio, — disse il signor Devandel. — Come ce la caveremo noi?

— Forse meglio di quello che credete — rispose l’indian-agent.

In quel momento una bella fiammata brillò, salutata da uno spaventevole concerto a base di ruggiti, di ululati e di mugolii.

I due scorridori avevano avuta la felice idea di raccogliere la legna sotto i pini, sicchè contenendo quella molta resina, ardeva come uno zolfanello.

Se non che quella luce, chiara, intensissima come quella proiettata da una grossa lampada a benzina, invece di spaventare i feroci abitanti dell’isolotto produsse un effetto proprio contrario e tale da incutere spavento.

Ed infatti quattro scorridori videro, non senza molta apprensione, comparire nell’arco luminoso tre o quattro grossi giaguari, un paio di coguari, avversari non disprezzabili, quantunque siano chiamati a torto i leoni delle Americhe, non possedendo dei loro omonimi d’Africa nè la vigorìa, nè l’audacia, e poi cinque orsi, fra i quali due grigi di dimensioni gigantesche, ed una buona dozzina di lupi neri.

Dietro urlavano a squarciagola le numerose coyotes, ma non era il caso di darsi pensiero di quegli animali, che partecipano dello sciacallo e della volpe.