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92 EMILIO SALGARI

siderio di coltivare quel terreno vergine, che avrebbe potuto nutrirlo insieme con la sua famiglia.

Quelle riserve erano delle vere isole, intorno alle quali andava a frangersi la corrente sempre più impetuosa degli emigranti, che il destino spingeva verso l’Occidente, ansiosi di vedere le onde dell’Oceano Pacifico.

Erano tanti ostacoli pei valorosi pionieri i quali non chiedevano che terra da coltivare e che s’irritavano vedendo quelle immense estensioni di terreno vergine, pronto a dare grano a migliaia di staia, e che l’indiano lasciava incolte, ostinandosi di vivere solo di caccia come i suoi padri.

E cominciarono le prime invasioni delle riserve che il Governo aveva garantite agl’indiani, e che ora si sentiva impotente a difenderle, o meglio cercava di non difendere.

Gl’indiani furibondi si levarono in armi per respingere gli emigranti, ma quantunque valorosissimi, a poco a poco soggiacquero.

Nelle immense pianure del Pacifico e della California vi erano disseminati oltre centoquarantacinquemila indiani. In pochi anni, dopo lotte titaniche, erano stati ridotti a meno della metà.

Gli avventurieri del mondo intero, che si rovesciavano da tutte le parti delle terre americane, attirati anche dalle prime scoperte dei placers favolosi della California e della Nevada, s’avanzavano dicendo:

Good Indian, dead Indian! (Buono l’indiano, morto l’indiano). —

E dieci anni dopo, di tutti gl’indiani sparsi nelle regioni californiane non ne rimanevano che duemila, sfuggiti miracolosamente alle palle degli emigrati e dei cercatori d’oro, che si erano mostrati i più feroci.

Tutti quelli che si erano rifiutati di essere internati nelle riserve erano stati trucidati giorno per giorno. Era stato perfino stabilito un premio per ogni capigliatura indiana, fosse d’uomo o di donna poco importava.

I torti forse non erano tutti dalla parte degli emigrati, poichè gl’indiani quando dissotterravano il tomahawk e si mettevano sul piede della guerra, non facevano più distinzione fra coloro che li spingevano alla rivolta e i tanti altri coloni che di null’altro si occupavano che di coltivare i loro campi e curare le loro famiglie.

Così colpivano alla cieca, scotennando quanti uomini cadevano nelle loro mani e torturando con raffinata crudeltà perfino le donne e i fanciulli.

Invano il Governo dell’Unione, che si vedeva costretto a mantenere dei numerosi reggimenti di cavalleria sempre in movimento e quasi sempre dietro un nemico invisibile che sfuggiva abilmente attraverso le