Pagina:Le strade ferrate italiane e l'Austria - L'indipendenza degli Stati italiani.djvu/17

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di supplizj, e sempre di feroce e cupo sospetto tra governanti e governati. E tutto ciò in faccia all’Europa, che con i soli suoi esempj di ogni dì energicamente ci sospinge nelle vie della pratica e civile riforma, per riconquistare tra i popoli quel rango che perdemmo or sono tre secoli. Che la mutua fiducia rinasca dunque tra i principi e i popoli della Penisola. Uniscano le loro forze per promuovere il bene della comune patria; conoscano gli uni e gli altri i veri attuali bisogni, ed i primi si studino di sodisfarli lealmente. Dal loro accordo sorga per l’Italia una terza era d’incivilimento per cui ben ordinata, religiosa, forte, ricca e tranquilla non sia più per lo straniero un soggetto d’insultante pietà, per lo meno, e non sempre a torto. Questo è e deve essere oggi il voto di ogni onesto Italiano.

Se soltanto per la mutua fiducia dei principi della Penisola e le popolazioni che governano, possono migliorarsi le sorti d’Italia e si può sperare d’inalzarla al grado d’incivilimento proprio dell’epoca nostra, esaminiamo con quali mezzi possa tentarsi di giungervi.

Quando la pace regna tra le nazioni, tutti i sovrani sono l’uno dall’altro indipendenti, qualunque siano l’estensione, la popolazione, la forza e la ricchezza dei loro Stati; quindi per essi uguale libertà di azione nei rapporti internazionali, come in quelli d’interno reggimento. Disgraziatamente i sovrani d’Italia da lunga pezza abdicarono la loro indipendenza, e si fecero sconsigliatamente ligj dello straniero con gravissimo loro danno e delle popolazioni che governano. Questo fatto è pur troppo vero e di pubblica notorietà.