Pagina:Leibniz - La monadologia, Sansoni, Firenze, 1935.djvu/84

Da Wikisource.
54 parte prima — il sistema leibniziano

in altri. Infatti, da ciò che è esteso si richiede che sia un tutto continuo in cui coesistano vari elementi. E, per dir tutto, all'estensione, il cui concetto è relativo, è necessario qualche cosa che si estenda o sia continuo, così come nel latte la bianchezza, nel corpo ciò stesso che ne costituisce l'essenza. La ripetizione di questo quid (qualunque esso sia) è l'estensione. E io sono pienamente d'accordo con lo Huygens1 (del quale ho grande stima in questioni naturali e matematiche), che spazio vuoto e pura estensione siano un solo e medesimo concetto: né, a mio giudizio, la mobilità o la άντιτυπία2 possono spiegarsi con la pura estensione, ma solo con un soggetto dell'estensione il quale non solo determini, ma riempia anche uno spazio.

(Animadversiones in partem generalem Principiorum cartesianorum, prima del 1692, G. IV, 364-5.)


Da che cosa derivano, ora, queste qualità della materia? Questa azione, questa resistenza etc., in cui consiste l'essenziale di essa? Nei suoi primi studi, Leibniz fa derivare tutte le qualità della materia dal movimento.

La materia prima è la massa stessa, nella quale non è null'altro che estensione e άντιτυπία, ovvero impenetrabilità: l'estensione le deriva dallo spazio che riempie; ma la vera natura della materia consiste nell'essere alcunché di denso (crassum) e impenetrabile, e in conseguenza tale che, incontrandosi con qualche cosa d'altro, si muova (dato che l'uno dei due deve cedere). Questa massa continua che riempie il mondo mentre tutte le sue parti ri-

  1. Cristiano Huygens (1629-1695) grande scenziato olandese, autore della teoria ondulatoria della luce e primo applicatore del principio del pendolo alla costruzione degli orologi, è uno di coloro che hanno maggiormente influito sullo sviluppo dello idee scientifiche di Leibniz. La loro amicizia e corrispondenza dura dall'anno della loro conoscenza a Parigi (1672) fino alla morte dell'Huygens. E fin dal 1669, Leibniz aveva tratto dalle leggi di Huygens sugli urti lo spanto per alcune sue idee sulla costituzione della materia.
  2. Antitypia è il termine usato da Leibniz per indicare la compattezza e impenetrabilità della materia.