Pagina:Leonardo prosatore.djvu/105

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cose di che la mente umana non è capace, e non si posson dimostrare per nessuno esemplo naturale; e ti pare avere fatto miraculi quando tu ha guasto una opera d’alcuno ingegnio speculativo; e non t’avvedi che tu cadi nel medesimo errore che fa quello che denuda la pianta dell’ornamento de’ sua rami, pieni di fronde miste colli odoriferi fiori e frutti sopra, e dimostra in quella pianta esser da fare di inude tavole.

Come fece Giustino, abbreviator delle Storie scritte da Troco Pompeo1 (il quale scrisse ornatamente tutti li eccellenti fatti delli sua antichi, li quali eran pieni di mirabilissimi ornamenti), e così compose una cosa inuda, ma sol degnia d’ingegni impazienti, li quali pare lor perder tanto di tempo, quant’è quello che è adoperato utilmente, cioè nelli studi delle opere di natura e delle cose umane.

Ma stieno questi tali in compagnia delle bestie, e li lor cortigiani sien cani e altri animali pien di rapina e accompagninsi con lor; correndo sempre dietro a chi fugge, seguitano l’innocenti animali che, con la fame, alli tempi delle gran nevi, ti vengano alle case, dimandanti limosina, come a lor tutore.

E se tu se’, come tu ài iscritto, il re delli animali (ma meglio dirai dicendo re delle bestie, es-



  1. Marcio Iuniano (Iustinus), storico vivente prima del sec. V d. C., ridusse l’opera di Trogus Pompeius (storico dell’età d’Augusto) intitolata Historiarum Philippicarum libri XLIV. Quest’opera è andata perduta. Justinus fece il sommario di ciascun libro e lo corredò della scelta dei più bei passi tolti dall’originale.