Pagina:Leopardi, Giacomo – Operette morali, 1928 – BEIC 1857808.djvu/203

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dialogo di plotino e di profirio 197


il poter finirla ogni volta che ci piacesse. E primieramente non si può dire che sia molto grande quella miseria la quale, solo ch’io voglia, può di durazione esser brevissima; poi, quando ben la persona in effetto non si risolvesse a lasciar la vita, il pensiero solo di potere ad ogni sua voglia sottrarsi dalla miseria, saria tal conforto e tale alleggerimento di qualunque calamitá che, per virtú di esso, tutte riuscirebbero facili a sopportare. Di modo che la gravezza intollerabile della infelicitá nostra, non da altro principalmente si dèe riconoscere, che da questo dubbio di potere per avventura, troncando volontariamente la propria vita, incorrere in miseria maggiore che la presente. Né solo maggiore, ma di tanto ineffabile atrocitá e lunghezza che, posto che il presente sia certo e quelle pene incerte, nondimeno ragionevolmente debba il timore di quelle, senza proporzione o comparazione alcuna, prevalere al sentimento di ogni qual si voglia male di questa vita. Il qual dubbio, o Platone, ben fu a te agevole a suscitare; ma prima sará venuta meno la stirpe degli uomini che egli sia risoluto. Però nessuna cosa nacque, nessuna è per nascere in alcun tempo, cosí calamitosa e funesta alla specie umana, come l’ingegno tuo. —

Queste cose io direi, se credessi che Platone fosse stato autore o inventore di quelle dottrine; che io so benissimo che non fu. Ma in ogni modo, sopra questa materia s’è detto abbastanza, e io vorrei che noi la ponessimo da canto.

Plotino. Porfirio, veramente io amo Platone, come tu sai. Ma non è giá per questo, che io voglia discorrere per autoritá, massimamente poi teco e in una questione tale; ma io voglio discorrere per ragione. E se ho toccato cosí alla sfuggita quella tal sentenza platonica, io l’ho fatto piú per usare come una sorta di proemio che per altro. E ripigliando il ragionamento ch’io aveva in animo, dico che non Platone o qualche altro filosofo solamente, ma la natura stessa par che c’insegni che il levarci dal mondo di mera volontá nostra, non sia cosa lecita. Non accade che io mi distenda circa questo articolo: perché se tu penserai un poco, non può essere che tu non