Pagina:Leopardi - Canti, Starita (corretta), Napoli 1835.djvu/62

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56 il primo amore


     Gli occhi al sonno chiudea, come per febre
     Rotto e deliro il sonno venia manco.
25Oh come viva in mezzo alle tenebre
     Sorgea la dolce imago, e gli occhi chiusi
     La contemplavan sotto alle palpebre!
Oh come soavissimi diffusi
     Moti per l’ossa mi serpeano, oh come
     30Mille nell’alma instabili, confusi
Pensier mi si volgean! qual tra le chiome
     D’antica selva zefiro scorrendo,
     Un lungo, incerto mormorar ne prome.
E mentre io taccio, e mentre io non contendo,
     35Che dicevi o mio cor, che si partia
     Quella per che penando ivi e battendo?
Il cuocer non più tosto io mi sentia
     Della vampa d’amor, che il venticello
     Che l’aleggiava, volossene via.
40Senza sonno io giacea sul dì novello,
     E i destrier che dovean farmi deserto,
     Battean la zampa sotto al patrio ostello.
Ed io timido e cheto ed inesperto,
     Ver lo balcone al buio protendea
     45L’orecchio avido e l’occhio indarno aperto,
La voce ad ascoltar, se ne dovea
     Di quelle labbra uscir, ch’ultima fosse;
     La voce, ch’altro il fato, ahi, mi togliea.
Quante volte plebea voce percosse