1116. |
Ad Antonio Fortunato Stella. |
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Signore ed Amico amatiss.
Le scrissi più settimane addietro, rispondendo alla cara sua
30 Giugno, e compiegandole la Prefazione della Crestomazia.
Non so se la mia lettera le sia giunta: poiché non ho più nulla
dalla sua parte. Il sig. Molini non mi ha dato mai cenno di vita.
Mi trovo in necessità di supplicarla a dar ordine che almeno
prima de’ venti del corrente mi sia contato in qualche modo
il mensile di Luglio. Ciò non essendo, mi troverò in un’angu-
stia che non ho mai provata in mia vita, perchè qui in Toscana
tutto è così eccessivamente caro, che benché io mi restringa,
come soglio, al semplice necessario, il danaro si dilegua via in
un punto, e si pena assai a supplire alla spesa. Ho fatto amici-
zia qui col Sig. Borghi. Egli non ha ristampato, nè vuol ristam-
pare il suo Petrarca: ma solo ne ha dato un compendio, che non
potrà nuocere alla vendita dell’intero. I miei distinti compli-
menti alla sua famiglia, e allo sposo in particolare. Mi ami, e
mi creda sempre Suo cordialiss. sre ed amico
Giacomo Leopardi
1117. |
Di Pietro Brighenti. |
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Mio carissimo:
Quanto ti sono grato della tua preziosa lettera del 24. scorso! Ella
mi ha consolato moltissimo, e perchè ero in pena del tuo silenzio, e
perchè mi fa coraggio a scriverti di nuovo, tolta la tema di esserti con
troppe lettere importuno.
Saprai la maravigliosa novità, che a me non ha fatto punto di mara-
viglia. Monti ha abiurato i suoi errori, e prostrato a piedi di un Frate
condottogli dalla arcidevotissima Costanza, si è confessato, comuni-