temente qualche buona nuova dello stato suo: perchè il dirlo
sarebbe inutile. Solamente, quantunque sia non meno inutile,
pure perchè il dirlo non è senza piacere, le dirò che io sono con
tutta l’anima
Suo aff.mo servo ed amico Giacomo Leopardi. |
1122. |
Ad Antonietta Tommasini. |
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Signora ed Amica pregiatiss.
Molto cara certamente mi fu la sua lettera de’ 17 del pas-
sato, ma gran dolore mi cagionò la nuova del mal essere dell’A-
delaide, confermatami poi da una lettera del Prof. Tommasini.
Sono in vera ansietà di saper come proceda quell’incomodo, il
quale conosco bene di che afflizione debba essere a Lei, ed a
tutta la famiglia. Scrivo con questo medesimo ordinario all’A-
delaide, ma se Essa non potrà leggere la mia lettera, prego Lei
a significarle il dispiacere che io sento della sua indisposizione,
e il desiderio che ho di sentir nuove migliori. Desidero anche
sommamente le nuove di Lei, e quelle del Professore, dell’E-
milietto e della Clelietta, che saluto tutti con tutto il cuore. Così
l’Avv. Ferdinando, il quale ringrazio moltissimo della memoria
che ha di me: aspetto di vedere stampato il suo Elogio, che egli
mi promette, e che mi sarà carissimo. Giordani è a Pisa, a vil-
leggiare e divertirsi. I miei occhi sono senza flussione, ma impo-
tenti a leggere, alla scrittura, a soffrir la luce del sole. Ella si
accerti che non è piccola consolazione per me lo sperare e il cre-
dere che Ella e tutti i suoi mi vogliano bene. Facciano che io
non m’inganni in questa opinione, ed Ella mi creda pur sempre
Suo affmo sre ed amico. Giacomo Leopardi |