12. soli versi invece di 14; e una parola non mai usata dal
Petrarca; oltre molte altre stranezze. Anche le Varianti comu-
nicatemi, sono di cattiva lega, cioè molto peggiori della lezione
Volgata. Tuttavia non nego che se il sig. Tosi, o altri, facesse
un esatto confronto del ms., e ne cavasse tutte le Varianti nota-
bili, questo lavoro (purché non riuscisse troppo lungo) non fosse
per aggiungere qualche interesse alla sua edizione. Ma bisogne-
rebbe che le Varianti, o tutte o in parte, fossero migliori del
Saggio speditomi, e preferibili o comparabili alla Volgata.
Vedrò il Sig. Moratti, e farò con lui quanto Ella m’impone.
Io parto, se altro impedimento non sopraggiunge, dopo dimani,
o il giorno appresso, per Recanati. Là mi darò subito al lavoro
dell’Antologia. Io mi trovo senza febbre, ma con un reuma di
testa divenuto stazionario, e determinato, fra le altre cose, agli
orecchi, acciocché fra i molti beni della vita, che io godo, io
provi per la prima volta anche quello della sordità. Mille saluti
alla sua amabilissima famiglia. Ella accetti i miei abbracciamenti,
e i miei fervidi e sinceri voti per la costante prosperità della
sua salute, che mi pare il maggior bene che si possa augurare
agli amici. Mi ami, come fa, e mi creda sempre
suo tenero amico e servitore Giacomo Leopardi |
1009. |
A Teresa Carni ani Malvezzi. |
|
[s.d., ma Bologna, ottobre 1826] |
Contessa mia, L’ultima volta che ebbi il piacere di vedervi,
voi mi diceste così chiaramente che la mia conversazione da solo
a sola vi annoiava, che non mi lasciaste luogo a nessun pretesto
per ardire di continuarvi la frequenza delle mie visite. Non cre-
diate ch’io mi chiami offeso; se volessi dolermi di qualche cosa,
mi dorrei che i vostri atti, e le vostre parole, benché chiare abba-
stanza, non fossero anche più chiare ed aperte. Ora vorrei, dopo
tanto tempo venire a salutarvi, ma non ardisco farlo senza vostra