che vi piacerebbero più che la crescia:1 io ne manderei una per
la posta a Paolina (perchè è roba che ci entra il zucchero), ma
bisogna mangiarle calde, e io non posso mandare per la posta
anche il forno.
ITo già scritto a Paolina che tengo preparato un libro per voi;
ci sono anche de’ rami. Ve lo porterò io stesso, se prima non
avrò trovata qualche occasione. Dite a Paolina che l’Antologia
francese ancora non è arrivata.
Chi è quel Monsignor Scerra di cui mi parlate? e qual è il
benefizio di S. Sebastiano? forse quello contrastato dall’Arci-
diacono? Scrivetemene, o fatemene scrivere. - Ringraziate
Babbo delle righe che mi scrive nella vostra lettera, e dategli
le buone feste per parte mia. Così ancora a Mamma, e a tutti,
compreso il Curato e D. Vincenzo. - Oggi voi siete in faccen-
de al Duomo, e io non voglio tenervi incomodato più a lungo.
Perciò, baciandovi le due mani che avete, ho l’onore ec. ec.
II. vostro fratello e servitore Giacomo. |
1240. |
Ad Antonio Fortunato Stella. |
|
Signore ed amico carissimo, E lungo tempo che io non l’ho
incomodata con le mie lettere non avendo materia. Ora il desi-
derio eli avere le sue nuove e quelle della sua famiglia mi spinge
a scriverle, coll’occasione di augurar loro, come fo di cuore, ogni
contentezza nelle prossime feste di primavera. Spero che il suo
Giacomino sarà a quest’ora perfettamente riavuto e sano della
sua malattia. Io sto di salute passabilmente, benché non bene.
La Crestomazìa poetica è già molto oltre a due terzi, e spero cer-
tamente (se la salute non mi vien meno affatto) di compirla fra
poco tempo.
Ella mi ripeta che mi vuol bene; faccia aggradire i miei saluti
affettuosi a tutti i suoi (già s’intende sempre, più particolari allo
sposo) e mi creda in perpetuo suo cordialissimo amico e servitore.