trovato negli scrittori; ma nello stile familiare, credo possa ado-
perarsi, essendo frequentissimo nel parlar toscano lo scambio
della negativa non in una semplice ’n, on’. Quel n’è? corrisponde
al francese n’est-ce pas?
Sono in tutto e per tutto del vostro parere circa l’Antologia;
ma che s’ha a dire? - Alla Lauretta, a Mad. Mason, a Carmi-
gnani, vi prego a fare mille complimenti e saluti per mia parte.
Anche vi sarò grato se favorirete di far dire qualche cosa in mio
nome al mio buon albergatore ed alla sua buona famiglia.2
Le mie nuove sono le solite: non posso nè leggere nè scri-
vere nè pensare, nè digerire il mio pranzo, che è pur piccino.
Starò qui non so quanto, forse sempre: fo conto di aver termi-
nato il corso della mia vita.
Vogliatemi bene, e riverite le vostre Signore.5 Addio, addio.
II vostro Leopardi
1394. |
A Gian Pietro Vieusseux. |
|
Recanati 28 Novembre 1828 |
Mio caro Vieusseux.
Sono qui da parecchi giorni, dopo undici di viaggio;1 ma
per essere stato, parte occupato, e parte poco bene, non ho mai
posto penna in carta sino a quest’ora. A Perugia ricapitai la vostra
lettera al Vermiglioli,2 dal quale ricevetti mille gentilezze: del-
l’altra lettera non feci uso, perchè l’Antinori era in villa. Sono
impaziente di ricevere le vostre nuove e quelle degli amici. Io
sono sempre incapace d’ogni applicazione, ed ora mi spaventa
la quantità delle lettere che ho da scrivere. Salutatemi mille volte
Montani, Forti, Capponi: dite a Montani che mi duole assai
della disgrazia che m’impedì di rivederlo prima della partenza.
Di Giordani che si sa? io gli scrivo a Piacenza. Quanto posso,
sto leggendo della storia del Niebuhr,5 che trovo opera vera-
mente insigne e secolare. Addio, mio carissimo amico, vogliatemi
bene, e scrivetemi. Io vi abbraccio, e v’amo con tutto il cuore.
Il vro Leopardi