1704. |
A Paolina Leopardi. |
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La tua dei 121 mi ha consolato infinitamente colle nuove
di Carlo, del quale sarei stato in estrema pena, se una lettera
di Babbo a Melchiorri, data del 7, non mi avesse dato buon
augurio col silenzio. D’altra parte la stessa tua mi mette di mal
umore. Babbo ha egli ricevuta la mia dei 3 colla notizia della
riscossione del danaro? Carlo ha egli ricevuto una mia del 31,
quando io non sapeva ancora della sua malattia? Mandolino ha
egli consegnato il pacco ch’io gli consegnai per Carlo, pagan-
dolo prima? Fatevene render conto per d., e se non lo consegna
fategli dare cinquecento calci nel sedere. E ditemi che pacchi
o che robe ha egli consegnate. Matteo è egli tornato a Roma?
io non l’ho visto nè lui nè altri degli Antici, dal dì n Novem-
bre 1831 ch’io malato già, e con la febbre (che non conoscevo),
andai fino in Piazza Tartaruga a veder sua Eccellenza il M.sc
Zio, e l’aspettai in casa per unicamente salutarlo, un’ora e mezza.
Salutami tanto Carlo, e digli che se non può cacare, non abbia
difficoltà di farsi de’ lavativi, come pur troppo ho dovuto far-
mene anch’io, e non fanno male. Qui abbiamo un inverno senza
inverno, ma veramente senza: basti dire ch’io, stando quasi sem-
pre in casa e senza potermi riscaldarle col] muovermi (perchè
piove maledettamente e sono strade d’inferno), pure non tengo
scaldino, anzi non Io potrei soffrire. Addio, cara mia Pilla: da
Babbo avrai potuto sapere ch’io ti scrissi già il 120 13 dicem-
bre una lettera che Arimane si è mangiata per colezione.
1705. |
A Gian Pietro Vieusseux. |
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Carissimo Vieusseux,
Se rispondo così tardi alla cara vostra degli 8 Dicembre, non
crediate che sia stata dimenticanza: ma dopo essere stato malato