1866. |
A Monaldo Leopardi. |
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Papà mio. Sono stato più di 50 giorni combattendo con una
brutta e minacciosa malattia intorno agli occhi, uno de’ quali
era già semichiuso. Mediante una savia e semplice cura, il prin-
cipio maligno ch’io ho nel sangue sembra neutralizzato in quella
parte. La sua dei 7 maggio1 mi causò un dolore immenso. Dio
mi conceda di rivederla presto.
il suo Giacomo.
7 Luglio
[s.d., ma Bologna, 7 luglio 1833! |
Sig.1' ed Am.° Preg."
Per grazia conceduta dal Papa al Generale Cubieres io sono ritor-
nato negli stati della Chiesa, ma pel decreto pontificio sono obbligato
a dimorare nella mia villa; laonde non mi è dato di vedere la persona,
della quale ella mi parla, nè di recare conforto al nostro comune amico,
nè di mostrare a Lei coll’ubbidire al suo comando1 la gratitudine, che
le professo per la confidenza, che ha posta nella mia persona. Cono-
sco l’indole del giovane napoletano, e mi figuro lo stato doloroso, in
che egli si trova, e sono dolentissimo di non potergli giovare. Non ardi-
sco di scrivere alla Signora per timore che la mia lettera capiti in altre
mani, e qui non veggo persona degna di essere messa a parte del segreto
per eseguire ciò che io non posso. Desidero che mi sia data occasione
di servirla in altro, e di darle testimonianza dell’alta stima, in che io
la tengo, giacché questa volta la fortuna mi è stata nemica. Faccia col
Ranieri le mie scuse, e procuri di confortarlo colle sue eloquenti parole.
Mi conservi la sua benevolenza, e faccia di star sano per giovare a queste
povere lettere italiane. Le ho scritto ai 7 di Luglio perchè la sua let-