Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/146

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ANNO 1817 • LETTERE 66-08 1 13 67. Di Pietro Giordani. Piacenza 27 Luglio [1817], Contino mio infinitissimamente cajo. Oggi ricevo da Milano la vostra dei 7,1 e gli associati Colombini. All’ultima vostra2 risposi subito: degli associati vi ringrazio tanto tanto; e gli spedisco al Cesari. Della dissertazioncella vi dico di cuore ch’ella mi riesce stupendissima, per ogni verso; né io pur so come ripugnare alla vostra opinione, che avete poi dichiarata con tanto e ingegno e giudizio, e pellegrina e fina erudizione.8 Solo crederei che non faceste caso di quell’aneOtQerov rag axftag. Io lo tradussi raddrizzavano; per esprimere con una sola parola, a chi non era informato di quegli usi barbari, che le spade prima si curvavano, e poi si rivolgevano al primiero stato. Ma vedete, che ammessa la prima notizia, sta benissimo il vocabolo dionisiano rivoltavano; né ci è bisogno del Poliziano. Tutto va bene della erudizione e degli studi. Ma della salute voi mi fate spasimare. Che è questa lunghezza e frequenza d’incomodi? o quali incomodi? Per carità: o ubbiditemi, o non mi scrivete mai più. Se non voleto scemare (e bisognando, anche cessare per un pezzo) le fatiche mentali; divertirvi; esercitare il corpo: se vi ostinate a volervi o ammazzaro o incadaverire; fatemi la carità, scordatevi di me, non mi dite più niente; e risparmiatemi questa pungentissima alllizione. Quasi patirei meno vedendovi rovinare ne’ vizi (come fanno milioni di pari vostri) elio vedere im eccesso di virtù condurre a perdizione un miraeoi di natura. Vel dico davvero: non mi regge il cuore di restarvi amico, se non attendete (ma da senno) a conservarvi. Voi mi date una gran tortura, accennandomi mali, e tristezze orrende; e non dicendomi quali. Oh Contino mio, se conoscete l’amicizia (bench’ella sia rara al mondo, pur ce n’è), abbiate qualche cura e di voi e di me. Scusate l’estrema frotta colla quale vi scrivo. Mille ossequi al signor Conte vostro Padre. Oh se potessi venir volando a vedervi! Addio: v’abbraceio col cuore, e vi raccomando voi stesso e me, che voglio (quanto posso) esser uno con voi. Addio. 68. A Pietro Giordani. - Venezia.* Recanati 8 Agosto [1817]. Quando un giovane, Carissimo mio, dice d’essere infelice,6 d’ordinario s’immaginano certe cose che io non vorrei che s’immaginassero di me, singolarissimamente dal mio Giordani, per il quale solo io vorrei essere virtuoso quando tene non ci avesse altro spettatore né alcun premio della virtù. Però vi voglio dire che, benché io desideri molte cose, e anche ardentemente, come è naturale ai 1 È questa la data della Lettera-dissertazione sul Dionigi; la quale però fu spedita l’11. 2 Dei 14 (n. 64); alla quale il Giordani risposo con quella dei 24 (n. 65). 3 Cfr. lett. 64, p. 110, nota 2. 4 Dalla copia di Carlo, corretta da G., in casa Leopardi. 5 Replica alle lettere dei 21 luglio (n. 65), e dei 27 luglio (n. 67). 8. - J.KOPARDi. Epistolario. 1.