Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/152

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ANNO 1817 - LETTERE 71-72 119 quattro mesi addietro ancora non mi è giunto. Di un’ordinazione che feci tre mesi sono non ho nuova. In somma si sta tra animali, e non si può pure arrivare a sapere quello che la gente scriva. Assicuratevi che 6 una disperazione. Scrivendo al Mai e al Cesari salutatemeli caramente. Vorrei vedere i nuovi opuscoli del Mai, vorrei vedere le Lezioni del Cesari, ma non giova pure a ordinarle. Le leggerò a Milano, so Dio vorrà che ci venga mai. A Recanati posso morire, certo è che non ci vivrò. Mio padre vi saluta. Ditemi se l’articolo sopra il giudizio del Visconti nello Spettatore è veramente vostro, come io ho creduto. Ho ricevuta l’ultima vostra dopo 15 giorni. Lo lettere di Milano mi giungono in cinque. Forse sarà meglio che l’indirizzo lo facciate a Recanati a dirittura. Addio, caro Giordani. Sufficit talem amicum habuiese. Oh mel conservi Iddio, ché sarebbe una morte per me qualunque 1 sciagura sua. Addio, addio. 72. Di Pietro Giordani.2 Piacenza 1° Settembre [1817). Mio carissimo Contino. È gran pezzo che non ho nuovo di voi 3: e a me bisogna darvene dello mie. V’avevo scritto che sarei andato a. Venezia: o ohe potevate là scrivermi. Ma perché non è ancora il tempo ch’io possa faro quello che pili vorrei, son forzato mancare a Cicognara e a mio fratollo, a’ quali avevo promosso, anzi a mo stosso, e rimanermi qui; d’onde non mi muovorò cortamente fino alla calda stagione dell’anno venturo: salvo una breve corsa che dovrò fare a Milano in novembre. Del resto, eccomi veramente incardinato in Piacenza, dove mi fa star volentieri l’esperimento preso di molti altri paesi. E voi come state, mio dilettissimo Contino? datemi vostro nuove; datomene, ve ne prego; e ditomi della vostra salute; della quale son sempre ansioso. Ho passati ultimamente alcuni giorni a Milano, e molto si parlò di voi col raro Mai. o della vostra stupenda Dissertazione sul Dionigi; la quale ho lasciata in mano del Mai; che ve ne scriverà. Io vivo o vivrò qui; dove sono molte miserie, molta ignoranza, alcuni uomini eccellenti o rarissimi. Se non ci fosse una miserabile e vergognosa penuria di libri, di nulla mi dorrei. Ma se mancano per istudi profondi, bastano per passare in qualche modo il tempo: nó io voglio far altro. Conservatovi diligentemente sano e lieto, mio amatissimo Contino; amatemi o scrivetemi, e ricordato la mia servitù al signor Conto vostro padre. V’abbraccio col cuore. 1 Nella copia ora «qualchi», da G. corretto in «qualunque«. 2 Di questa lettera manca in casa Leopardi l’autografo, per ossere stato il 6 settembre ’56 donato da Paolina alla marchesa Teresa Patrizi di Roma. 3 G. gli aveva scritto ai 2!) agosto la lettera che precode (la quale naturalmente il Giordani mentro scriveva la presente non poteva aver ricevuta), riassumendo anohe le altre degli 8 e degli 11.