Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/172

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ANNO 1 SI7 - LETTERE S7-88 tera, in un’ansietà spaventosa. In somma ho pensato di voi quelle pii! acerbe cose che si possono pensare di persona più cara che la vita propria. Ho provato strette di cuore cosi dolorose, che altre tali non mi ricordo di avere mai provato in mia vita. E perché in questi ultimi mesi la salute è andata molto meglio, mi disperava che due sole cose essendoci che mi possano toglier la pace, dico la infermità in me e le disgrazie de’ miei cari, io uscendo in certo modo da quella cadessi subito in quest’altra infelicità; la quale m’era tanto più grave, quanto in quella, se non aveva, almeno poteva avere qualche sollazzo; ma in questa se gli avessi avuti, gli avrei abbandonati, perché ogni ombra di rilassamento mi facea nausea e dolore. Per liberarmi da questo strazio, avendo scritto a voi tre lettere, e non potendo far altro (ché avrei fatto quanto avessi1 potuto), scrissi al Mai una lettera piena d’angoscia,2 scongiurandolo che mi desse subito nuove di voi: non ho risposta perché la scrissi per l’ordinario dietro a quello che mi portò le vostre ultime. E forse il Mai si riderà di me, e mi darà della femminctta e del bamboccio, e chi sa che anche voi non facciate cosi: ma se lo fate, pensate che io non son tale né sono stato se non per voi solo. Ma non poteva immaginarmi quello che era? Non poteva pensare che voi foste in villa? Poteva, e l’ho pensato: ma questo pensiero non mi bastava. Perdonate all’amor mio se ho creduto che anche in villa voi non vi sareste scordato di me e m’avreste scritto. E quanto alla prima cosa, son certo che non mi sono ingannato: quanto alla seconda, non mi lagno già di voi che non l’abbiate fatto: non mi posso lagnare altro che di questo amor mio, che le cose pili ordinarie e naturali se le figura stranissime e miracolose. Ma se di voi non posso, di que.sto non mi voglio lagnare, e parimente non mi lagno del travaglio passato, poiché è stato per voi; e soprattutto poiché è stato vano. Or Dio sia benedetto poiché voi siete mio: e in verità quando ho ricevute le vostre lettere, ho sfidato tutte le sciagure del mondo a venirmi addosso e a scuotermi se potevano. Perché certo io vivo sempre con voi, e ne’ miei pensieri mi trattengo con voi, e studio per piacere a voi; e già per questo miserabile sospetto mi parea di non avere più motivo di studiare, e pensando al futuro non vedea come potessi vivere 3 altrimenti che in uno stato simile a quello dell’anima divisa dal corpo, il quale dicono i filosofi che sia violento. Ora dunque che io sono fuori di questo affanno,4 vi prego per Dio 1 Nella copia era a avrei ", corretto da G. in «avessi ■. 2 È al n. 86. 3 Nolla copia: «non mi parea eli poter vivere» fu (la O. corretto come nel testo. ■* Nella copia era: «fuori di questa pungentissima pena».