Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/206

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ANNO 18IS - LETTKHE llll-UJ IT! che le offrivate in dono, come un piccol saggio delle vostre giovanili fatiche. Promise di leggere con molta attenzione i vostri lavori, e senti dizio. Nato anch’egli in Kccanati da una dello più ricche e più nobili famiglie, sebbene tra gli Antici e i Leopardi ci fossero stati screzi e dissensi anche a causa d’interessi economici, passò insieme con Monaldo la sua puerizia; e con lui, sotto la disciplina dol medosimo maestro, il gesuita messicano Don Giuseppe Torres, fece i primi studi, volgendoli a uno scopo utile, e segnatamente alla difesa della religione, della morale e dei legittimi troni. Dopo di che, per meglio assodare e compiere la sua istruzione, fu dai genitori messo nel Collegio Reale di Monaco in Baviera, ove s’istruì nelle lingue classiche, nella storia e geografìa, e nolle principali lingue europee; esercitandosi anche con passione in ogni sorta di ginnastici ludi. Simile a Monaldo in molte cose, ne differiva tuttavia in parecchio altre. Mentre Monaldo era li carattere aperto o gioviale, impetuoso, aggressivo, gran parlatore e facile a maneggiar la penna senza però curaro la forma più nobile e decorosa; Carlo invece era grave, pensoso, fantastico, e pervaso sempre da una vena di malinconia. Sposata nel 1802 donna Marianna, figlia del principe romano don Giuseppe Mattei, aveva fermato, con gran dispiacerò di Monaldo, la sua dimora in Roma. A Recanati si ridusse più tardi, dovo proposto alle milizie stanziali «lolla provincia, tenne queU’uiTicio con molto zelo e decoro. E anche dopo aver secondati i disegni (li Napoleone 1 0011 l’accettarne gli onori di barone dell’Impero, ciambellano di corte e cavaliere dolla Corona di ferro; sonz’aspettare la nomina di Senatore che gli si voleva conferire, appena s’accorse che l’aria di Parigi e della Corte non era buona por lui, si ridusse di nuovo alla quiete della sua Recanati. Qui, chiamato al governo del Comune, non cessò di dare opera al l>ene pubblico e di provvedere con una razionale cultura ai suoi poderi e con una decorosa economia agl’interessi familiari. Se non che l’educazione dei figli, la necessità di curare altri interessi, o il desiderio di appagare le legittime aspirazioni della moglie, lo indussero da ultimo ad alternare la sua dimora tra Roma e Recanati. Cosi, so a.Monaldo fu tolta per una parto dell’anno la compagnia o la conversazione di quost’altro se stesso, fu in compenso largita dal cognato una continua affettuosa assistenza e interessamento per lui e per tutta la famiglia di lui: il elio appare con forme eloquentissime nel copioso carteggio, che in grandissima parto ci rimane, dei due cognati. Da osso può vedersi di quale natura e portata fu l’amicizia di Carlo per Monaldo; in quanti modi diversi Carlo, trovandosi in Roma, col prostigio che godeva nel gran mondo politico e religioso, potò favorire Monaldo e la famiglia di lui, più assai che il buon conte non potesso favorire il cognato, chiuso com’era ndl’angusta cerehia di Recanati. Ciò porò non significa che anche Monaldo, dal canto suo, non rendesse, quante volto gli se ne offriva l’occasione o la possibilità, al suo cognato affettuosi servigi in contraccambio. La cultura dall’Antici procuratasi in Italia e all’Estero, il vivido ingegno o l’amoro ch’ebbe sempre ai buoni studi, lo misero in grado di produrre svariate e non dispregovoli opere, parte traduzioni o parte originali; alcune stampate isolatamente o in periodici (quali La Voce della Ragione, Ixi Voce della Verità), altro rimaste inedite, specie le Prolusioni e i Discorsi recitati nell’Accademia Recanatese dei Disuguali Placidi, che con Monaldo aveva fatta risorgere. Molto lettere deH’Antici, importanti nei riguardi di Giacomo, sono nel suo carteggio con Monaldo, dello quali ho nelle noto largamente profittato. Per più ampio notizie su Carlo Antici può vedersi la Vita di lui scritta dal gesuita Antonio Angelini (Roma, Tip. Bello Arti, 1854), VAutobiografia di Monaldo Leopardi, con l’Aj>pendice. dell’Avòu (Roma, Befani, 1883), specialmente il cap. V; e i miei articoli nel Casanostra recanatese degli anni 1930,’31 e’32.