Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/224

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ANNO 1818 LETTERE 130.1.1* 132. A Pietro Giordani. - Piacenza.1 Recami ti li» Ottobre 1818. Già non dubito che la mia dei 5 indirizzata a Bologna, dov’erano i saluti del marchese Antici e massimamente di Carlo, e due righe di mio padre, non sia rimasta per la strada secondo il solito.2 Ma ditemi: due lettere del Canova ch’io spedii parimente a Bologna per lo stesso ordinario, e non lo acclusi, prevedendo il rischio che avrebbero corso, acciocché perdendosi l’una, le altre si potessero salvare, né anche queste vi sono arrivate? Nella mia vi avvisava che poco prima «li ricevere l’ultima vostra del primo, v’avea spedito a Roma due altre lettere, l’una del Brighenti, l’altra del Perticari, inchiuse in un’altra mia, le quali sperava che non sarebbero andate a male, avendole raccomandate al Canova. Mi dicevate nell’ultima vostra che volendovi scrivere dopo la metà del mese indirizzassi a Piacenza. Cosi fo dunque; e giacché è stata vana quella che vi scrissi a Bologna, ripeto i saluti di mio zio, ripeto i saluti di mio padre, ripeto e rinnuovo gli abbracciamenti di Carlo, e aggiungo i saluti di Pieruocio e di Paolina, la quale me gli avea dati anche por l’altra, ma me gli scordai, che le dispiacque e ine ne sgridò. Con questa riceverete un mio libricciuolo manoscritto.3 Vorrei che lo faceste stampare costi o dove meglio crederete, ma in-12° o altro sesto piccolo, perohé la spesa dovendosi faro dal mio privato erario,4 bisogna che sia molto sottile, a votemela spremere: e vedrete che o grande o piccolo che sia il sesto, il numero delle pagine non può essere altro che uno. Vedrete similmente ch’io dedico il libricciuolo al Monti. Vorrei che gli scriveste perché me ne désse licenza. Io gli scriverò nel mondargli copia «lei libercoletto, stampato che sarà. 1 Dalla copi» «li Carlo, corretta da C!., in casa Leopardi. 2 II Giordani la ricevette, od anche quella del 28 settembre, come scrisse nella sua dei 14 ottobre, che a O. non era ancor giunta. È strano però che di queste due lettere, perdute per noi, G. non avesse fatto trar copia, come di tutte le’altre sue al Giordani: corto è che nessuna traccia ne rimano. Ma forse G. credetto che, per la loro brevità e poca importanza, non valesse la pena di trarne e conservarne lo copie. 3 È quello (lolle due prime canzoni Sull’Italia e Sul monumento (lì Dantr. cho G. doveva aver lette all’amico durante la visita di lui a Recanati. Cfr. lott. 127, p. 184, noto 4. 4 Da questa espressione, e da altre simili cho s’incontrano in altre lettore, si ricava che CJ. e Carlo, o per qualche tenue largizione dei genitori, o per doni dei parenti, specie di quelli cho convivevano in i osa, potevan disporre di qualche peculio, che Carlo di solito investiva nel giuoco e in altri sollazzi, o Giacomo invece quasi esclusivamente in libri: se pure non si voglia vederiin questo «privato erario» di G. un verecondo mollo di non confessare ad estranei le terribili angustie dell’orario domestico; la qual verecondia «lei giovine tornerebbe a tutto suo onore-.