Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/244

Da Wikisource.

ANNO 18IU - LETTERA 111 si può pensare alla Vaticana.! Circa al minutare in segretaria mi fanno ridere le due primo impotenze obiettate; la fisica c la morale. Diamine; non dovete spaccar legne, che ci vogliano lo forze di un facchino; quanto ’ alla morale, figuratevi se rispondo. Ma può forse esser vera l’impotenza economica. Ma quando la casa non abbia che darvi, e fintantoché l’impiego non diventi lucroso, non potreste mantenervi in Roma con un qualche benefizio semplice, con una qualche pensione (delle quali l’attual governo papale è cosi prodigo)? Il Cardinal Mattei che può tanto per far del male, non potrà per far un bene, che infine gli sarebbe gloriosissimo? Circa la facilità mirabile di aver pensioni gratuite dal Governo Romano (ma in Roma) no so esempi curiosissimi.2 E poi non si è finalmente attivato (dopo tanti indugi, e dopo quasi una disperazione), il Giornale scientifico e letterario ì Questo ini parrebbe ottima occasione. Monsignor Mauri che tanto lo protegge potrebbe ottenervi una pensione, perché poteste lavorare in Roma nel giornale. Se credete che io debba scriverne a I’erticari e a Borghesi (che molto vagliono presso il Mauri) lo falò fervidissimaniente; ma non devo farlo senza vostro consenso. Quanto all’affare di Carlino, non vedo che potergli opporre: troppo vere e forti mi paiono le sue ragioni. Mettersi al collo, di 20 anni, un laccio eterno, indissolubile, non è da savio certamente; peggio poi un laccio non voluto, abborrito. 3 Aia Carlino, non potrebbe ottenere di andare a Roma a studiar leggi V che pur sarebbe un partito da non dover dispiacere ai genitori? Oh non potete credere quanto mi affliggono e macerano lo peno di due giovani cosi buoni e rari! Ma poiché avete un eccellente ingegno, fatevi coraggio a tolerare: a buon conto ninna contraddizione di fortuna può farvi diventare idioti. Se la cosa fosse possibile dalla parte della famiglia, io crederei poter ottenere a Carlino (se lo volesse) impiego militare a Torino, paese e corte seria, e divota, da non dover dispiacere ai vostri; e nondimeno via assai buona por conoscere un po’ il mondo, e promuoversi a qualche fortuna. Poiché siamo sul parlarci intimamente, ditemi: vogliono maritar la sorella? cortamente non ripugneranno a maritarla anche lontano: poiché in paese, o d’appresso non ci è molta speranza. Sarebbero rigorosi in punto di nobiltà molto, o i>oco? che dote darebbero? Io dico 1 Fin qui il Giordani non fa che accordarsi, o quasi ripetere, quanto I’Antici aveva scritto sul proposito a G. nel 1° paragrafo della sua dei 9 dicembre (n. 140). 2 Circa lo pensioni gratuito che con tanta facilità si elargivano dal governo papale, può vedersi quel che ne raccontava G. al fratello Carlo scrivendogli da Roma ai 16 dicembre’22; e poi (ciò che più fa impressione) lo stesso Monaldo a Paolina ai 5 marzo ’29. 3 Fra le lettore di Carlo Antici a Monaldo, ce n’è una degli 11 novembre’18, in cui l’Antici, pregato da Monaldo, dico aver trovato una probabile sposa por Carlo Leopardi nella giovine Montani, di anni 16, bella, robusta e disinvolta, con 18500 scudi romani di dote; e aggiunge che se, per la somma difficoltà di doversi la sposa stabilire in Recana’i, questo matrimonio non potesse effettuarsi, ogli, l’Antici, avrebbo facile modo di conchiuder l’afTaro con una figlia del marchese Ricci di Bologna, dotata di 12 mila scudi, se questi a Monaldo non parranno pochi. Ora non mi sembra improbabile che qui il Giordani alluda all’uno o all’altro di questi ventilati matrimoni, sulle notizie che G. gliene avrà date. Del resto, l’Antici non cessò di proporre in séguito altri partiti por Carlo, ormai destinato a continuar la famiglia; come si adoperò atti vissi maini1 lite a trovare uno sposo a Paolina. 14. Leopardi. Epistolario. I.