Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/268

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ANNO 181» - LETTERA Ili! 233 stesso non li conosco, perché se gli avessi conosciuti, avrei procurato di schivarli. E cosi farò per l’innanzi, se me li mostrerete.1 Quanto alla lirica,, io dopo essermi annoiato parecchi giorni colla lettura de’ nostri lirici più famosi, mi sono certificato coll’esperienza di quello che parve al Parini, e pare a voi, secondo clic mi diceste a voce, e credo che oramai sia divenuta sentenza comune, se non altro, degli intelligenti, che anche questo genere capitalissimo 2 di componimento abbia tuttavia da nascere in Italia, e convenga crearlo. Ma fra i quattro principali che sono il Chiabrera il Testi il Filicaia il Guidi, io metto questi due molto ma molto sotto i due primi; e nominatamente del Guidi mi maraviglio come abbia potuto venire in tanta fama che anche presentemente si ristampi con diligenza e più volte. E perché il Chiabrera con molti bellissimi pezzi, non ha solamente un’Ode che si possa lodare per ogni parte, anzi in gran parte non vada biasimata,3 perciò non dubito di dar la palma al Testi; il quale giudico che se fosse venuto in età meno barbara, e avesse avuto agio di coltivare l’ingegno suo più che non fece, sarebbe stato senza controversia il nostro Orazio, e forse più caldo e veemente e sublime del latino.4 Ma non è maraviglia che l’Italia non abbia lirica, non avendo 5 eloquenza; la quale è necessaria alla lirica a segno che, se alcuno m’interrogasse qual composizione mi paia la più eloquente fra le italiane, risponderei senza indugiare: le sole composizioni liriche italiane che si meritino questo nome, cioè le tre canzoni del Petrarca, 0 aspettata, Spirto gentil, Italia mia. Del raccogliere le mie coserelle farò quello che mi consiglierete. Del titolo,6 mi par tanto piccola cosa, che non sia né modestia il tacerlo, né superbia il manifestarlo. Ma vi ubbidirò, anche per li motivi che mi proponete.7 Ma che? Lo dico, o taccio? Sicuramente che voglio dirlo. Ho io da sapere che abbiate pubblicata un’opera nuova prima d’averla 1 II giudizio del Perticari sulla prosa della dedicatoria G. l’aveva saputo, pel tramite del padre, dallo zio Antici (efr. lett. 152, p. 219 nota 3). Si vede che il sensibile giovane n’era stato punto; e voleva rifarsi provocando un giudizio, che s’aspettava favorevole, del Giordani. Ma anche stavolta fini col tornare su quella lettera, già fin dal principio elaboratissima, e in un terzo tempo la rifuse interamente. Vedi lett. 155, p. 223, nota 1. 2 Nella copia era «principalissimo». 3 Nella copia le parole «anzi.... biasimata» si vedono aggiunte da G. 4 Vedansi nel voi. I dello Zibaldone, i pensieri di questo tempo sul Chiabrera, pp. 111-113; 115; 118-9: sul Testi, pp. 109-10; 118-9: sul Filicaia, pp. 110-11; 115; 119: sul Guidi, pp. 116 e 119. 5 Nella copia era «quand’Klla non ha». 6 Nobiliare. Cfr. lett. 152, p. 219, paragr. 4». 1 Nella copia: «anche atteso le ragioni che mi adducete».