Pagina:Leopardi - Epistolario, Le Monnier, 1934, I.djvu/274

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ANNO 1819 - LETTERE 1G0-1B8 239 mie due lettere, o le vostre risposte: 1 e non so qual mi debba più dolere. In ogni altro caso mi dorrebbe senza paragone più d’aver perdute le vostre: ma questa volta mi duole sommamente la perdita delle mie, che vi recavano grati avvisi. Perché le vostre stupende canzoni, non giuntemi mai più né prima né dopo per nessun’altra via, pur mi giunsero quella volta, di che subito vi scrissi, dicendovi com’elle m’erano piaciute assaissimo.2 Ma un ordinario appresso dovetti dirvi cb’elFerano piaciuto tanto e tanto a un infinito numero di gente in questo paese;3 e anche ora che io vi scrivo sono tuttavia in giro, perché ognuno (e sino le donne) vogliono copiarlo; e io dopo quel primo momento, non le ho mai più potute ricuperare. Di voi si parla come d’un dio, e di quelle canzoni come di un miracolo: potete imaginarvi con quanta consolazione del vostro amicissimo. Ma io ho ben poi una grandissima amarezza, passandomi già quasi un mese senza che mi scriviate. E peggio ancora che la vostra ultima, con logica non diritta (per quanto a me pare) ma certo con mio gravissimo danno, dalle mie malinconie conchiude di dovermi scriver breve; dove anzi dal mio bisogno d’essere confortato, e dal conforto sommo che di voi e delle vostre lettere prendo, era da conchiudere che amorevolmente sosteneste, per mia consolazione, la fatica di scrivermi a lungo. E spero certo che lo farete, se la maledetta fortuna non impedirà di giugnervi a questa mia preghiera. Da Borghesi e da Perticari non ho mai lettere; e stupiscone: e so elio anche altri loro amici ne mancano. Non capisco niente. Il Mai ha avuto ultimamente una vostra lettera, ma non lo canzoni.4 Vi scriverà; e mi dice di salutarvi infinitamente. Ma quelle canzoni bisogna diffonderle. Si troverebbero anche compratori; ma come si farebbe a ricuperare i danari in partito si minute? e di chi fidarsi? Dunque per questa volta cominciate dal donarle: perché quello che prima importa è che siano diffuse, e conosciuto universalmente un facitore di simili maraviglie. Già v’indicai persone a cui indirizzarle. Ora ripeto, e aggiungo, se non vi dispiace il mio consiglio: potreste mandarle (e ne farete piacere anche a me): In Piacenza, al conte Alessandro Calciati, al conte Ettore Palìastrelli (non mancate). In Parma, al conte professor Giacomo Sanvitali, al professor Angelo Pezzana, Ducale bibliotecario. InBologna, al conto Giovanni Marchetti, al cavaliere Dionigi Strocchi. In Imola, al conte avvocato Giovanni Codronehi. 1 Le lettere del Giordani arrivavano a G., non cosi quelle di G. al Giordani: per questo la eensura domestica e più ancora la estranea avevan cominciato a funzionare. 2 Nella lett. 151. 3 Nella lett. 152. 4 Le canzoni il Mai le ricevette poco dopo; come si ha da una lettera di lui al Giordani, dei 10 marzo, dov’è questo paragrafo: «Sabato mi sono giunte per la posta finalmente le bellissime canzoni del Leopardi, cui subito ho scritto que’ verissimi sentimenti di ammirazione che avovo neH’animo. Questo giovane è un vero astro d’Italia». E nell’intenzione di far cosa grata al giovine amico, il Giordani pensò bene inviargli pari pari, in autografo, tutta la lettera del Mai, la quale così rimase tra le carte leopardiane. Il Mai, tre giorni dopo, scriveva a tal Giuseppe MinuceUj a Verona di spedirgli altri esemplari delle canzoni di G., per farglieli distribuire «agli amici e stimatori ben giusti del rarissimo ingegno di quel nobil Giovane, ohe in tanti rami di letteratura si distingue». E anche questa lettera al Minueelli arrivò nelle mani di G.