Pagina:Leopardi - Operette morali, Gentile, 1918.djvu/155

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DIALOGO DI TORQUATO TASSO E DEL SUO GENIO FAMILIARE27 GEN. Come stai, Torquato? Tas. Ben sai come si può stare in una prigione, e dentro ai guai fino al collo. 5 Gen. Via, ma dopo cenato non e tempo da dolersene. Fa buon animo, e ridiamone insieme. Tas. Ci son poco atto. Ma la tua presenza e le tue parole sempre mi consolano. Siedimi qui accanto. GEN. Che io segga? La non è già cosa facile a uno IO spinto. Ma ecco : fa conto eh* io sto seduto. Tas. Oh potess 10 rivedere la mia Leonora. Ogni volta che ella mi torna alla mente, mi nasce un brivido di gioia, che dalla cima del capo mi si stende fino all* ultima punta de piedi ; e non resta in me nervo né vena che non sia 15 scossa. Talora, pensando a lei, mi si ravvivano nell’animo certe immagini e certi affetti, tali, che per quel poco tempo, mi pare di essere ancora quello stesso Torquato che fui 3 AM buon Torquato — 4 AM in questa prigione — 7 AM ridianone — 10-1 I AN segga? Non sai tu che gli spiriti non hanno il sedere? T* fiS \ sconciarmi alla meglio. Ecco: — 14 AMFdutende I- 3 tft AUc ~ A piedl’ — 16 AMF pensando pure — 17 A affetti tali — 18 AMF par 4-5 e con tanti guai — 6 Ma — 10 GEN. Non sai — Ecco- fallo che io segga — 13 viene — memoria — 16 Talvolta —