Pagina:Leopardi - Operette morali, Gentile, 1918.djvu/354

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19 — 290 — \ parti della vita privata e pubblica, che tutte, di proprietà i loro, cospirarono anticamente a perfezionare o a conservare

  • il corpo, e oggi cospirano a depravarlo. L’effetto è che a

paragone degli antichi noi siamo poco più che bambmfTTr~ 5 che gli antichi a' confronto hostro si può dii e più thè mai che furono uomini. Parlo cosi degl’ individui paragonati agl’ individui, come delle masse (per usare questa leggiadrissima parola moderna) paragonate alle masse. Ed aggiungo 1 che gli antichi furono incomparabilmente più virili di noi 10 anche ne’ sistemi di morale e di metafisica. A ogni modo io non mMascio muovere da tali piccole obbiezioni, credo ^ costantemente che.Ja specie umana vada sempre acquistando. Am. Credete ancora, già s’intende, che il sapere^, o, come si dice, i lumi, crescano continuamente. 15 TRIS. Certissimo. Sebbene vedo che quanto cresce la volontà d’imparare, tanto scema quella di studiare. Ed e cosa che fa maraviglia a contare il numero dei dotti, ma veri dotti, che vivevano contemporaneamente cencinquant’ anni addietro, e anche più tardi, e vedere quanto fosse smisu- 20 ratamente maggiore di quello dell’ età presente. Né mi dicano che i dotti sono pochi perché in generale le cognizioni non sono più accumulate in alcuni individui, ma divise fra molti; e che la copia di questi compensa la rarità di quelli. Le cognizioni non sono come le ricchezze, che si 25 dividono e si adunano, e sempre fanno la stessa somma. , ÌDove tutti sanno p'oco, e’ si sa poco ; perché la scienza va . dietro alla scienza, e non si sparpaglia. L’ istruzione superficiale può essere, non propriamente divisa fra molti, ma comune a molti non dotti. Il resto del sapere non appar- 30 tiene se non a chi sia dotto, e gran parte di quello a chi sia dottissimo. E, levati i casi fortuiti, solo chi sia dottissimo, e fornito esso individualmente di un immenso capitale di cognizioni, è atto ad accrescere solidamente e condurre —