Pagina:Leopardi - Operette morali, Gentile, 1918.djvu/379

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STORIA DEL GENERE UMANO.

Per rendersi conto dalla forma di questa operetta si può leggere una «storia» analoga che Platone mette in bocca al sofista Protagora nel dialogo di questo nome (capitoli XI-XII). Si tratta di un mito, ossia di una storia fantastica, che giovi a rappresentare allegoricamente un concetto. Il concetto qui voluto esprimere non è né la storia positiva, né quella ideale del genere umano; sicché le quattro età che si possono distinguere nella serie degli stati, attraverso i quali è qui raffigurata la vita umana, non sono né epoche cronologiche — come le quattro età di Esiodo e di Ovidio, fuor di proposito perciò ricordati dai commentatori di questa operetta — né quattro momenti idealmente successivi nello svolgimento dell’umanità: bensí soltanto quattro aspetti diversi da cui può esser considerato l’animo umano, nei loro vicendevoli rapporti e nella loro sostanziale unità.

Alla fine dell’operetta giustamente nella edizione fiorentina del ’34 poteva l’Autore, per appagare il desiderio del censore ecclesiastico, dichiarare: «Protesta l’Autore che in questa favola, e nelle altre che seguono, non ha fatto alcuna allusione alla storia mosaica, nè alla storia evangelica, nè a veruna delle tradizioni e dottrine del Cristianesimo».

Pag. 1, 5 - ESIODO, Teog. 477 ss., OVIDIO, Met. I, III s., CALLIMACO, Inno a Giove.

Pag. 1, 6 - Non la terra era piccola, ma essa pareva, e pare piccola nel tempo della ingenua coscienza infantile, e ogni volta che l’uomo torni a considerare il mondo con gli occhi del fanciullo.

Pag. 1, 17 - Inno ai patriarchi: «Fu certo, fu (né d’error vano e d’ombra | L’uomo cauto e della fama il grido | Pasce l’avida plebe) amica un tempo | Al sangue nostro e dilettosa e cara | Questa misera piaggia, ed aurea corse | Nostra caduca età».

Pag. 2, 23 - Cfr. LUCREZIO, VII, 79-81: Vitae | Percipli humanos odium, lucisque videndae | Ut sibi conscìscant letum; e VIRG. En. VI, 435: Lucemque perosi Proiecere animas.