Pagina:Leopardi - Operette morali, Gentile, 1918.djvu/381

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e A Ila — 317 — sua donna: che solo il »ogno e, in generale, l'immaginazione ci dì I*ideale, in tutta la tua bellezza e attrattiva. Pag. 6. 9 - Inno ai patriarchi. 18-20. Cfr. quei versi del Cres/onte di EURIPIDE che CICERONE traduce (Tusc. I, 18) co«: Nam nos decebat coetus celebrantes domum \ Lugere, ubi esset aliquis in lucem editus, | Humanae vitae varia reputante mala : | Al qui labores morte finisse! graves, | Hunc omni amicos laude et laetitia esequi. Pag. 6, 14 - È »tato detto esser qui « manifesto il proposito di r^ntradii« alle massime della religione cristiana, la quale insegna che l'infelicità umana nacque dal peccato e che le miserie non indurano e corrompono, ma fortificano e nobilitano gli animi » (Della Giovanna). 11 Leop. infatti può aver pensato anche al domma cristiano; ma si tratta d una credenza comune presso che a tutte le religioni, e dallo stesso Leopardi ripresa nell Inno ai Patriarchi, 34 e ss. Pag. 6, 19 - Secondo il mito di Esiodo (Opere e giorni, 135 sa.) e di Ovidio Afe/. 1, 300 circa. Pag. 6,24-25 - Si sarebbero, secondo Ovidio (1. 316), rifugiati sulla cima del Parnaso. Pag. 7, I - Ovidio invece fa dir loro : * O utinam possem populos re parar e paternis, | Artibus atque animai formatae infundere terra* 1 | Nunc genus in nobis restai mortale duobus ; | Sic visum est superis : hominumque axemple manemus '. | Dixerant et flebant (I, 363-7). Pag. 7,2 - OVIDIO, Me/. I, 379: Die, Themi, qua generis damnum reparabile nostri Arte sit. Qui non è ammonimento di Giove, ma desiderio dello stesso Deucalione. Pag. 7,6 - Anche DANTE, Par., 11, 100: ‘Fa che dopo il dosso, | Ti stea un lume \ Pag. 7, 17 - Divertire, distogliere. Pag. 7, 19 - Per 1’ ultimo concetto qui espresso eh. Dialogo di un Fis. e di un Metafis., pag. 90, i Detti memorabili, pp. 194-5, il Colombo, pp. 208-9 (cfr. Proemio pag. XXX1I1) e l'Epistola Al Conte Carlo Pepoli, 27-37, Pag. 7, 26 - Cfr. lo stesso Colombo e la Quiete dopo la tempesta. Pag. 8,2 - Ferocia, latinismo; fierezza nativa non ancora assoggettata a una disciplina. Pag. 8,6 - DANTE, Par. I, 83-4: « Un desio Mai non sentito di cotanto acume ». Pag. 8, 18 - Cfr. OVIDIO, Afe/. 1, 54 e 275-84. Intorno a tutti questi fenomeni naturali paurosi e quindi inspiratori di sentimenti religiosi agli uomini primitivi v. lo stesso LEOPARDI, Err. pop., cap. XI, XII e XIV e Storia dell’Astronomia in Opere inedite ed. Cugnoni, II, 109.