Pagina:Leopardi - Operette morali, Gentile, 1918.djvu/398

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334 — Lessico di Suida, si legge: In v. Aeuxrj fjfiepa referlur mos Scylharum, cal- culum album vel nigrum, prout rem et animi sententia, vel secus, gessissent, antequam quieti se darent, in pharetram condendi, ut post illorum mortem ex numero calculorum de prospera vel adoersa fortuna qua in vita usi fuissent, iudicari posset. Pag. 90,8-9 - Post. marg. autogr. : « STOB. pag. 366 adversa »: dove infatti (semi. I 18) è ricordata tale sentenza di Pirrone, celebre filosofo scettico greco del 3° sec. a. C. DIALOGO DI TORQUATO TASSO E DEL SUO GENIO FAMILIARE. AI titolo di questo dialogo l’autore appose la breve nota ritenta a pag. 303 (n. 27) rinviando alla Vita del Tasso scritta dal Manso. Ma prima di stendere tale nota egli aveva segnato nel suo manoscritto: « MURATORI, Della forza della fantasia umana cap. 9, ediz. 6a; Ven. 1779, pp. 91-2 ». Lo spunto infatti del dialogo dovè essergli dato dal seguente luogo del Muratori (onde ebbe pure notizia del racconto del Mauso): «c Che poi nelle astrazioni estatiche l’anima pensi e formi raziocinii e ragionamenti, movendo con ordine e giudizio le immagini occorrenti della fantasia: evidentemente si raccoglie da quanto avveniva al Principe de’poeti epici italiani, cioè a Torquato I asso, uomo di temperamento sommamente malinconico, quello appunto, che più degli altri porta a strani effetti della fantasia, potendosi credere, tale essere la forza d’essa, che spinga la mente ad abbandonare i sensi, per badare unicamente a ciò, che essa con troppa vivacità le rappresenta. Ecco parte di quel che si legge nella Vita di lui scritta da Giambattista Manso: — * Sosteneva esso Tasso di veder chiaramente uno Spirito buono, che gli appariva, e seco disputava di altissime dottrine. Gli era opposto, ciò essere un trasporto della sua fantasia, ed egli rispondeva : — Che se le cose eh' egli ode e vede, fossero fantastichi apparimenti, dalla sua stessa immaginativa composti, non potrebbero esser tali, che sopravanzassero il suo sapere; perciocché l'immaginativa si fa col rivolgimento degli stessi fantasmi, o delle spezie che nella memoria si conservano delle cose da noi in prima apprese; ma che egli ne' molts e lunghi e continuati ragionamenti, che con quello Spirito ha tenuto, ha da lui udite coso, che giammai prima né udf, né lesse; né seppe, che altr'uomo abbia giammai saputo. — Laonde conchiude, che queste tue visioni non pottono ettere folli immaginazioni della fantasia ; ma vere e reali apparizioni di alcuno Spirito, che, qualunque ne sia la cagione, se gli (atei viabilmente vedere. Alle quali cote contradicendogli io, e replicando egli all’ incontro, ci conducemmo un giorno a tale, eh' rgli mi ditte : Poiché non posto persuadervi colle ragioni, vi sgannerò coll' esperienza, e farò ch