Pagina:Leopardi - Operette morali, Milano 1827.djvu/150

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O VERO DELLA GLORIA GAPITOLO SETTIMO N Fin qui si è detto dello scrivere in -generale , e certe cose die toccano principalmente alle lettere amene, allo studio delle quali ti veggo inclinato più che ad alcun altro. Diciamo ora particolarmente della filosofia ; non intendendo però di separar quelle da quésta; dalla quale pendpno totalmente. Penserai forse che derivando la filosofìa dalla ragione, di cui Y universale degli uomini inciviliti partecipa più che della immaginativa e delle facoltà del cuore; il pregio delle opere filosofiche debba essere conosciuto molto più facilmente e da maggior numero di persone, che quello de’poemi, e degli altri scritti che riguardano al dilettevole e al bello. Ora io, per me, stimo che il proporzionato giudizio e' il perfetto senso, sia poco men raro verso quelle, che verso queste. Primieramente abbi per cosa certa, che a far progressi notabili nella filosofia, non bastano sottilità d’ingegno, e facoltà grande di ragionare, m^ si ricerca eziandio molta forza immaginativa; e che il Descartes, il Locke, il Leibnite, il Newton, il Vico * in quanto alla innata disposizione dei loro ingegni, sarebbero potuti essere sommi poeti, e per lo contrario Omero, Dante, il Milton, sommi filosofi. Ma perchè questa materia, a dichiararla e trattarla appieno, vorrebbe molte parole, e ci dilungherebbe afòai dal nostro proposito; perciò contentandomi pure di questo cenno, e passando innanzi,