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138 ii - paralipomeni della batracomiomachia

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     Né loco d’ammirar vi si ritrova,
se d’ammirar colui non vi par degno,
che, redando, grandezze antiche innova,
non giá virtudi, e che di tanto regno
sé minor dimostrando in ogni prova,
par che mirar non sappia ad alcun segno:
cittadi alternamente acquista e perde,
e il fior d’Europa in Affrica disperde.
29
     Non di cor generoso e non abbietto;
non infedel né pio, crudo né mite;
non dell’iniquo amante e non del retto;
or servate promesse ed or tradite;
al grande, al bel non mai vòlto l’affetto;
non agevoli imprese e non ardite;
due prenci imprigionati in suo potere
né liberi sa far, né ritenere.
30
     Alfin di tanto suon, tanta possanza
nessuno effetto riuscir si vede
anzi il gran fascio che sue forze avanza
gitta egli stesso e volontario cede;
la cui mole, che invan passò l’usanza,
divide e perde infra piú d’uno erede;
poi chiuso, in monacali abiti involto,
gode prima che morto esser sepolto.
31
     O costanza, o valor de’ prischi tempi!
Far gran cose di nulla era vostr’arte;
nulla far di gran cose età di scempi
apprese da quel dí che il nostro Marte,
Costantin, pari ai piú nefandi esempi,
donò col nostro scettro ad altra parte;
tal differenza insieme han del romano
vero imperio gli effetti, e del germano.