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vi - frammenti e abbozzi 259

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AD ARIMANE

(1835)


     Re delle cose, autor del mondo, arcana
malvagità, sommo potere e somma
intelligenza, eterno
dator de' mali e reggitor del moto,


io non so se questo ti faccia felice; ma mira e godi, ecc., contemplando eternamente, ecc.

Produzione e distruzione, ecc. Per uccider partorisce, ecc. Sistema del mondo, tutto patimenti. Natura è come un bambino, che disfa subito il fatto. Vecchiezza. Noia o passioni piene di dolore e disperazioni: Amore.

I selvaggi e le tribù primitive, sotto diverse forme, non riconoscono che te. Ma i popoli civili, ecc.

Te con diversi nomi il volgo appella
Fato, Natura e Dio.

Ma tu sei Arimane, tu quello che, ecc.

E il mondo civile t'invoca.

Taccio le tempeste, le pesti, ecc., tuoi doni, ché altro non sai donare. Tu dai gli ardori e i ghiacci.

E il mondo delira cercando nuovi ordini e leggi e spera perfezione. Ma l'opra tua rimane immutabile, perché per natura dell'uomo sempre regneranno l'ardimento e l'inganno, e la sincerità e la modestia resteranno indietro, e la fortuna sarà nemica al valore, e il merito non sarà buono a farsi largo, e il giusto e il debole sarà oppresso, ecc. ecc.

Vivi, Arimane, e trionfi, e sempre trionferai.

Invidia dagli antichi attribuita agli dèi verso gli uomini.

Animali destinati in cibo. Serpente boa. Nume pietoso, ecc.

Perché, dio del male, hai tu posto nella vita qualche apparenza di piacere? l'amore? per travagliarci col desiderio, con confronto degli altri e del tempo nostro passato, ecc.?