Pagina:Lettera di Sebastiano Ciampi sopra tre medaglie.djvu/12

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ricco museo. Il celebre Sig. Sestini Numismatico di quel grido che ognun sà, varie ne conosce egli pure, specialmente della zecca di Populonia; ma non per questo scema la rarità delle nostre e perchè la loro grandezza non è ovvia tra le medaglie in argento dell’epoca a cui queste risalgono; e perchè quantunque sene conoscano varie senza rovescio, pure son assai rare in confronto della grandissima quantità delle improntate da ambe le parti. Pesa la prima denari 9. gr. 12. la seconda denari 9. gr. 18. la terza denari 9. gr. 6. Concedendo che la diversità dei grani derivi dalla maggiore o minore consumazione, possono considerarsi di 10 denari l’una, o siano tre tetradrammi. Appunto dall’essere questa specie di medaglie e senza iscrizione e senza tipo nel rovescio è molto difficile il determinare a quale Zecca debbansi attribuire. Vi sono altre medaglie, scrive il chiarissimo Lanzi (Saggio ec. T. 2. P. III. pag. 114. §. XIII.), più difficili ad interpretarsi perchè hanno una o più lettere, ma applicabili a diverse città, onde se qualche altro segno non ajuta alla intelligenza, elle si rimangono tra le incognite. È questo appunto il caso nostro si per la prima, che per la seconda osservazione. Due infatti non hanno rovescio, e neppure una lettera, sia che non mai vi fosse stata, sia che non più vi si scorga, o per consumazione del metallo, o per essere state tosate. La terza, parimente senza tipo nel rovescio, presenta una sola lettera dietro al collo della testa, che come nell’altre due evvi improntata. Rifacendomi da questa, che ha una lettera, è noto che una o più lettere iniziali nelle medaglie e nelle monete talora indicarono i distintivi delle Officine di una Città o di varie concorse a quel conio; talora il nome del personaggio in esse rappresentato. A prima vista la lettera della presente medaglia sembrar potrebbe un λ greco, e quale si trova pure in molte iscrizioni italiane; ma lo stile di quelle teste, il modo della fabbricazione, ed il luogo in cui furono trovate non permettono di toglierle a qualche zecca dell’Etruria, perciò all’etrusco, piuttosto che al greco o ad altro vecchio Alfabeto italico, bisogna che