Pagina:Lettere (Andreini).djvu/27

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LETTERE

dishonoratamente per le lingue, e per gli orecchi delle genti sarebbe segno di vitio, che in me fosse, ilche non essendo poi in effetto mi darebbe occasione di viver sempre infelice, e sarebbe un peso così greve, e così aspro, che in questo mar tempestoso della vita innanzi tempo mi trarrebbe al fondo. Il proprio seggio dell’huomo è la terra, de gli uccelli l’aria, de’ pesci l’acqua, e della donna l’honestà, non cercate vi prego di levarmi dal mio proprio seggio. Io hò tanto giuditio, ch’io conosco l’honore valer molto più della vita, perche ’l viver è commune a tutte le cose animate: ma ’l viver honoratamente è sol proprio dell’huomo, e dell’huomo prudente: e perche questa voce d’huomo è generale, & abbraccia l’huomo, e la donna, essend’io compresa sotto questo nome, cercherò di governarmi prudentemente, & honoratamente. Non vi sia discaro di rilegger questa mia, e se m’amate, e se desiderate (come dite) di servirmi, fatevi legge del mio volere, e non frequentate più questa strada dell’altre, e vi bacio le mani.

Desiderando io, che ’l silentio coprisse il mancamento del mio ingegno hò tardato tanto à rispondervi; oltre di ciò hò creduto sempre, e credo, che ’l modesto silentio di donna aguagli la facondia, e l’eloquenza de’ più purgati intelletti. Pare à me, che ’l silentio sia ornamento di qual si voglia persona; e quand’uno non sà tacere, si può agevolmente credere, ch’ei non sappia ne anche parlare. Non dico già io questo, perch’i voglia, che dal mio silentio facciate argomento infallibile, che sapendo tacere, io sappia


ancor