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LETTERE

Dello Sdegno.


M

ENTRE nell’amor vostro, non meno d’Amor fui cieca, fermamente credei, che tutto ’l bello, che ’l Cielo, e la Natura puon fare, fosse nel breve spatio del vostro viso riposto; e di tal merito vi giudicai, che solo mi fu caro il piangere, e ’l sospirar per voi, riputando priva di giuditio ogni donna, che volontariamente non eleggeva di far l’istesso: ma hora, che lo sdegno pietoso de’ miei ingiusti tormenti, con amica mano m’ha svelati gli occhi, & hà in un sol punto spezzate quelle tenaci catene, e spente quelle ardenti fiamme, che per voi legata, & accesa mi tenevano, apertamente conosco la mia folle credenza, e ’l manifesto errore in cui misera io mi vivea sepolta. Niun’altra sembianza poteva allhora piacer à gli occhi miei, anzi ogn’altro obietto m’era noioso, & ogni cosa in voi mi parea bella, e fuor di voi diforme: hora in altrui veggio altra fronte serena, altri occhi vaghi, altre guancie di rose, altre labbra di rubini, altri portamenti leggiadri, e ’n somma altra bellezza, la quale tanto più bella mi si fà vedere, quanto non è coperta da una bruttezza d’animo, com’è la vostra. S’io sin qui son vissuta ad un’huomo ingrato, hora più saviamente governandomi, o à me stessa, o ad altra persona, che più di voi meriti, intendo di vivere; e vi prometto, ch’i’ hò non leggier obligo alla vostra discortesia, poiche per mezo di


quella