Pagina:Lettere e testimonianze dei ferrovieri caduti per la patria, 1921.djvu/58

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73 Ma è sfortunato nella posizione: gli tocca quel terribile •Col di Lana che, nel ’15, si è insanguinato di tanto sangue italiano. Quando ci arrivano dei volontari dilettanti scatta: «Certa gente crede di venire alla guerra come a fare una girata. Si infiammano in qualche caffè, fanno il bel gesto di offrire spontanea la loro vita, e quando poi si trovano di fronte alla dura realtà si accorgono di essersi illusi e allora o soffrono •di cuore o hanno l’asma, o la bronchite e così via. Di questi «acritici ci s’infischia. Ci vuol della gente che abbia poche parole, ma fegato molto». Lui, colle poche parole e col fegato molto, si acquista pre«to 1* autorevolezza e la stima: il 19 Settembre è promosso Capitano.|jrLa promozione gli ha fatto grandissimo piacere, ma la considera come un accrescimento di doveri. «Comandare in guerra circa 300 soldati non è cosa lieve, ma cercherò di disimpegnare nel miglior modo possibile il mio nuovo compito. Almeno questo è quanto mi propongo. Iddio mi aiuterà». Sempre calmo, padrone di sè, quantunque sensibilissimo ■come indicano i tratti fini del viso che è mesto, quasi segnato dal destino, aveva scritto in un appunto, davanti alla morte: Dalle trincee del mio plotone a Coserà Colrondo: 16 Giugno ’15 (ore IO). «Per il caso dovessi morire tengo a che la mia cara famiglia sappia quanto segue: non temo affatto la morte. Mi auguro di evitarla ora per rivedere la mia adorata famiglia e non dare a Questa il colpo mortale che la mia morte porterebbe». Invece, il 29 Ottobre, durante un assalto, è ferito a morte da pallottola micidiale che, forato il petto, ha leso il midollo spinale. «Quando fui colpito mi sentii come tagliato per metà», racconta lui stesso al medico, con la sua lucida precisione. E infatti, la lesione midollare ha causato la paralisi degli arti inferiori e della vescica. Così finisce la sua vita di combattente. Ma comincia quella di eroe.