Pagina:Lettere e testimonianze dei ferrovieri caduti per la patria, 1921.djvu/9

Da Wikisource.
24

«Io ho la convinzione che giammai l’Austria cederà pacificamente quanto l’Italia dovrebbe chiedere perchè le spetta di diritto. Io sono per la guerra, non per la sola conquista egoistica delle nostre provincie che, fatalmente, un giorno o l’altro son destinate a tornare a noi, ma per la guerra a fianco dell’Intesa contro la Germania, per non permettere oggi, in pieno secolo XX, il trionfo della forza bruta, la violazione dell’indipendenza dei popoli. È per questo che io vorrei la guerra, ispirata a quelle idealità che hanno condotto l’Italia ad essere una, indipendente e libera. In Francia si deciderà se il mondo dovrà essere una enorme caserma o se i miliardi che oggi si spendono in spese militari potranno essere adoprati in spese più proficue e civili. Sarà un beneficio di cui forse non risentiremo nulla, ma ne godranno i nostri figliuoli e nipoti».

A questa chiarezza mentale, così rara nel ’15, corrispondono i moti dell’animo generoso. Se la guerra è inevitabile, bisogna ripartir con giustizia i pesi della sventura necessaria, soccorrere quelli che dalla chiamata alle armi sono più danneggiati.

«Non mi mandate più soldi, chiede ai parenti il 7 Giugno, ve lo ripeto, come pure rinnovo la preghiera di dare parte del denaro che dovreste mandare a me. alle famiglie dei richiamati. Non tutti, anzi minima parte si trovano nelle condizioni di avere intero stipendio stando sotto le armi, e perciò chi ha questa possibilità deve contribuire a sollevare gli altri meno fortunati». Nel Luglio è in alta montagna, nuova per lui; sulle aspre creste di quel passo di S. Croce, senza tregua assaltato dal nemico. I suoi gli scrivono ammirati della sua resistenza, ma l’animo generoso schiva ogni lode.

24 Luglio ’15. «Non mi fo un merito della tranquillità e serenità colla quale dite che sopporto i molteplici disagi di questa vita; penso che vi sono molti altri che conducono una vita ben più disagiata della mia, e questo pensiero, unito alla convinzione di compiere un dovere necessario e sacrosanto mi fa accettare come cosa lieve i sacrifici. Del resto, non è una dote