Pagina:Letturecommediagelli.djvu/117

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quanto al corpo, ei si veggono averlo molto meglio organizzato e fatto con maggiore arte da la natura, che gli altri animali. E se bene ei si truovan molti di quegli, che lo hanno più gagliardo e di maggiori forze; le forze, come scrive il Filosofo nella Politica, son segni servili, e dimostran che quei tali che l’hanno son nati per servire a chi ha maggior ingegno e maggior sapere di loro; delle quali doti abbonda tanto l’uomo, ch’egli si serve di quelle di molti animali, e oltra di questo di quelle della natura; conciosia che egli domestichi e domi molti di quegli, e facciagli dipoi lavorare la terra, portare pesi, camminare e correre più velocemente che non può far egli; e fabbricando di più con le mani, le quali egli ha atte a far tutto quello ch’egli vuole, molte macchine e molti strumenti di cose naturali, ei supera e vince con essi ogni cosa, per forte e inespugnabile ch’ella sia. Se ei considerano dipoi la figura loro, ei veggono aver gli animali la faccia volta verso la terra, e solamente l’uomo avere il volto elevato e volto verso il cielo; il che gli dimostra manifestamente, che la natura sua è divina, e che l’operazion sua propria in è cielo, e non in terra. Per le quali tutte cagioni è impossibil credere, che avendo Dio e la natura tenuto tanto conto di questo uomo, ch’ei non sia ancora ordinato a un fine molto più nobile e più perfetto che gli altri animali, i quali son tanto manco nobili e tanto manco perfetti di lui. E questa considerazione, o in tutto o in parte, non credo io (come io vi dissi di sopra) che sia uomo alcuno, il qual sia veramente uomo, che non abbia avuto qualche volta seco medesimo. Ma io credo ben, che ei sien stati pochissimi quegli i quali abbino, quando ei son venuto in tal considerazione, lasciato il lor modo del vivere, e cerco d’altro cammino e d’altra strada più diritta, come dimostra il testo che noi abbiamo a esporre oggi, che fece il Poeta nostro. Il quale arrivando al mezzo della sua vita, e cominciando accorgersi, come tutte l’opinioni umane e le cose che sono sotto il cielo non sono altro, come scrive il sapientissimo Salomone nel suo Ecclesiaste, che una espressa vanità; e parendogli, come svrive leggiadrissimamente il nostro M. Francesco Petrarca, mirabile vanitate